Le cento città dove il dieselgate uccide di più

Le emissioni diesel in eccesso producono sono una piccola parte delle polveri nocive, eppure, sono responsabili di migliaia di morti in zone densamente popolate e con traffico elevato.

Pubblicato il: Marzo 19th, 2018
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Le cento città dove il dieselgate uccide di più

Le emissioni diesel in eccesso producono sono una piccola parte delle polveri nocive, eppure, sono responsabili di migliaia di morti in zone densamente popolate e con traffico elevato.

Una vista di Milano nel 2010. Cristian | Flickr

In Europa, oltre un terzo dei decessi provocati ogni anno dalle polveri nocive derivanti dalle emissioni diesel in eccesso si concentra in un centinaio di conglomerati urbani, in primis in Italia e poi in Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio e Spagna. Il bilancio dei decessi prematuri dovuti alle emissioni eccessive del Diesel in queste città è di 1.500-2000 su una popolazione di riferimento di 100 milioni di abitanti, pari al 20 per cento della popolazione totale dell’Ue.

Considerando i singoli casi nazionali, il Regno Unito registra 360 decessi all’anno piazzandosi al quarto posto per incidenza del fenomeno dopo Italia, Germania e Francia, secondo quanto messo in evidenza da uno studio pubblicato nel settembre 2017 dall’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) e dall’Istituto Metereologico Norvegese (MetNorway). La ricerca rivela che sono 5000 le morti premature causate ogni anno dalle emissioni in eccesso.

Per quanto considerevoli, queste cifre rappresentano solo una parte delle vittime provocate dal Dieselgate, lo scandalo scatenato nel 2015 dalle rivelazioni dell’Agenzia per la Protezione Ambientale USA sulle frodi Volkswagen. La truffa ha rivelato al pubblico come l’industria automobilistica, nel suo insieme, abbia eluso astutamente il meccanismo di sorveglianza Ue delle emissioni diesel attraverso la contraffazione dei test di conformità.

Sulla base di questi dati, che coprono non solo gli Stati membri dell’Ue ma anche Norvegia e Svizzera, abbiamo compilato la classifica dei paesi più colpiti.

Come si usa questa mappa:

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– Le cento città o regioni d’Europa dove è il più elevato il numero di morti causati ogni anno dalle emissioni di ossidi d’azoto in eccesso

– Il numero approssimativo di morti premature all’anno,  per regione, dovute alle emissioni di ossidi d’azoto che superano i limiti europei

– L’inquinamento causato dalle auto diesel che superano i limiti europei

– La popolazione per regione

Zooma per consultare le città presenti in ogni cella

Clicca su una cella per vederne la popolazione, le concentrazioni di particolato dovute alle emissioni di ossidi d’azoto dei motori diesel che superano i limiti europei e il numero di morti premature all’anno dovute a questo superamento

I centri più colpiti

In testa alla classifica dei centri urbani più colpiti svettano, rispettivamente, il conglomerato italiano Milano Nord e Monza (primo in Europa per decessi prematuri), il francese Parigi Centro-Ovest (terzo in Europa), il tedesco Monaco Centro-Est (decimo in Europa), l’inglese Londra Nord-Ovest (dodicesimo in Europa), il belga Bruxelles Centro-Ovest (al quindicesimo posto), l’olandese Amsterdam Centro-Ovest (al trentaquattresimo) e il conglomerato spagnolo che comprende l’intera Barcellona (quarantasettesimo in Europa). In molte di queste aree sono stati recentemente introdotti divieti per i motori diesel più dannosi per la salute. In coda, con un numero di decessi limitato, l’Austria, con il Centro-Sud-Ovest di Vienna, e l’Ungheria con il Sud-Est di Budapest.

L’Italia comprende nei suoi confini oltre il 40% delle 100 regioni europee più colpite, totalizzando il 50% dei decessi complessivi. Tra i primi 10 conglomerati europei per incidenza, 8 si trovano in Italia. Le rimanenti sono in Germania e Francia. In questi due paesi, d’altra parte, si concentrano la maggior parte delle regioni in cui le morti sono superiori alla media Ue, battendo anche l’Italia e, in ordine decrescente, Regno Unito e Polonia.

Nelle zone più a rischio le emissioni in eccesso fanno sì che le persone muoiano prematuramente più che altrove. Secondo lo IIASA, ogni cittadino dai 30 anni in sù perde mediamente oltre 6 giorni di vita in Italia, quasi 5 in Belgio, intorno ai 4 in Olanda e Francia, oltre 3 in Germania e circa 2 nel Regno Unito, mentre in Spagna, a metà classifica, viene sacrificato poco più di un giorno. L’aspettativa di vita media di 1.000 adulti europei tutti insieme si riduce complessivamente di 5 anni e mezzo. Anche un tale numero aggregato potrebbe essere percepito come un lasso di tempo relativamente trascurabile rispetto a una durata residua di circa 50 anni per adulto. Quanto valgono questi ultimi frammenti di esistenza è una considerazione puramente soggettiva.

I ricercatori dello IIASA e di MetNorway hanno suddiviso l’insieme dei paesi europei in 6600 regioni geografiche (puramente convenzionali e non corrispondenti a distretti amministrativi), in modo da calcolare in maniera accurata i livelli di inquinamento in ciascuna di queste aree abitate. A seconda delle sue dimensioni, ogni singola città è stata segmentata in più regioni oppure inglobata insieme ad altre nella stessa regione. Ciò significa che alcuni conglomerati includono solo alcuni quartieri delle città più grandi (come Londra), mentre altri raggruppano insieme molteplici città (come Monza e Milano nord).

Basandoci su tale distribuzione geografica e su equazioni comprovate da esperti indipendenti, siamo riusciti a mappare le morti legate all’eccesso di emissioni diesel in tutte le regioni nelle quali è stato suddiviso ciascun paese. L’obiettivo è mostrare ai cittadini in che misura il Dieselgate ha un impatto sul loro territorio, portando la questione più vicino a loro di quanto lo siano i corridoi dell’eurocrazia, dove, a loro insaputa, i rappresentanti dei governi nazionali hanno adottato misure insufficienti a salvaguardare la salute dei cittadini.

Gli effetti indiretti degli ossidi di azoto

I tubi di scappamento dei motori diesel scaricano due potenti agenti inquinanti: polveri sottili,  tecnicamente definite particolato atmosferico (PM 2,5), e ossidi di azoto (NOx). Particolato atmosferico e NOx, emessi anche da industria, agro-zootecnico e consumi domestici, sono rispettivamente responsabili di 400mila e 75mila decessi prematuri ogni anno , secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA).

Le macchine diesel rispettano individualmente i limiti per il PM 2.5. Al contrario, come ha appunto svelato il Dieselgate, rilasciano su strada volumi di NOx  superiori alle misurazioni condotte in laboratorio per la certificazione ambientale. Di fatto, sforano fino a 400 volte i valori prescritti dall’Ue. Ciò è vero soprattutto per i veicoli Euro 4 e 5, ma in parte anche per gli Euro 6.

Oltre essere pericolosi di per sé, gli NOx si mescolano nell’atmosfera con altre sostanze nocive, creando indirettamente quantità aggiuntive di PM 2.5.  Lo studio dello IIASA e di MetNorway nonché la nostra mappa, basata su tale studio, mirano precisamente a evidenziare le conseguenze sulla salute del PM 2.5 indirettamente prodotto dalle emissioni di NOx fuori norma (senza quindi considerare gli effetti di NOx e PM 2.5 direttamente emessi dalle auto diesel).

Il particolato è l’inquinante più pericoloso. Una volta inalati, i microscopici composti presenti nel PM 2.5 (così chiamati per il loro diametro di appena 2,5 micrometri), riescono a penetrare nei polmoni e nel sistema circolatorio innescando o aggravando disfunzioni respiratorie e cardiovascolari e contribuendo all’insorgere di tumori e altre patologie.

“Se non si interviene per correggere l’attuale flotta diesel, questo impatto sulla salute verrà ripetuto per un altro paio d’anni”, conclude Borken-Kleefeld.

La scienza dietro la notizia: perché e come il Dieselgate aumenta i decessi a livello locale

“Mentre gli ossidi di azoto vengono rilasciati principalmente dalle auto diesel, circa il 75 per cento del PM 2.5 proviene da fonti diverse dal traffico anche lungo strade trafficate”, spiega Jens Borken-Kleefeld, esperto di trasporti presso lo IIASA, “Inoltre, la quota di PM 2.5. emessa direttamente dalle auto (17 per cento del totale) è doppia rispetto a quella formatosi indirettamente dagli NOx (8 per cento )”. Il particolato diretto, quindi, contribuisce maggiormente ai frequenti superamenti dei livelli di guardia nelle concentrazioni urbane.

I ricercatori dello IIASA e di MetNorway hanno tuttavia voluto determinare la quota aggiuntiva di PM 2.5 originata dal superamento delle soglie europee di ossidi di azoto da diesel. Tale quota rappresenta in media poco più dell’1,5% delle concentrazioni totali nelle regioni europee. “Per quanto minimo possa sembrare il particolato imputabile al Dieselgate, secondo le attuali conoscenze non esiste comunque un livello privo di rischio e ogni quantità aggiuntiva di inquinamento aumenta il danno alla salute”, afferma Borken-Kleefeld. “In ogni caso, i nostri numeri non sovrastimano il pericolo visto che abbiamo cautamente calcolato le frazioni di PM 2.5 in eccesso partendo da concentrazioni complessive più basse di quelle ipotizzate dall’AEA”. Secondo Borken-Kleefeld, studi pubblicati nel 2017 su Nature e Environmental Research Letters da altri due gruppi di ricerca sono giunti a numeri simili, partendo dallo stesso presupposto secondo cui il particolato indiretto risultante dagli ossidi di azoto è altrettanto dannoso di quello emesso direttamente.

Per calcolare approssimativamente quante persone vengono uccise annualmente dal particolato extra del Dieselgate, in ciascuna regione, abbiamo fatto ricorso alla cosiddetta funzione di rischio messa a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). “Evidenze scientifiche indicano che la mortalità aumenti all’aumentare dell’esposizione a un particolare tipo di inquinante. Per il PM 2.5, l’aumento è del 6% per ogni 10 microgrammi/metro cubo (µg/m3)”, spiega Francesco Forastiere, epidemiologo e consulente per l’OMS. “Per ottenere l’incremento di mortalità attribuibile agli NOx in eccesso basta moltiplicare il coefficiente dell’OMS per il surplus di PM 2.5 che non si registrerebbe qualora le emissioni diesel rispettassero i limiti Ue”.

È esattamente il procedimento che abbiamo seguito per sviluppare la nostra mappa, seppur con qualche margine d’errore. “La funzione di rischio viene spinta fino al suo limite quando la si applica a una popolazione più piccola di quella di un intero paese”, sottolinea Borken-Kleefeld, “tuttavia questi calcoli, per quanto imperfetti, forniscono il reale ordine di grandezza del pericolo che il mancato rispetto dei limiti di emissione rappresenta per la salute”.

La nostra analisi ha ricevuto un feedback positivo anche da Michael Holland, consulente ambientale presso la Ecometrics Research and Consulting con sede nel Regno Unito. “I metodi utilizzati sono in linea con le recensioni della letteratura scientifica dell’OMS”, afferma Holland. Inoltre, il rapporto del Royal Colleges of Physicians and of Paediatrics and Child Health giunge alle stesse conclusioni: l’aumento dell’inquinamento atmosferico danneggia la salute, e i risultati sono particolarmente allarmanti per quanto riguarda l’esposizione alle polveri sottili.

Secondo Borken-Kleefeld, l’interesse non sta nelle cifre assolute, ma nelle differenze relative. “Il maggior numero di vittime non è necessariamente dove la concentrazione di PM 2.5 in eccesso o la densità di abitanti sono più alte, bensì dove entrambe sono relativamente elevate”, afferma il ricercatore dello IIASA. È tale combinazione che determina il livello di esposizione in una specifica area geografica. Più forte è l’esposizione, proporzionalmente maggiore sarà il numero dei decessi”.

In pratica, guardando i dati su una mappa, si nota che le aree più a rischio si trovano nei distretti metropolitani industrializzati. Qui, la convergenza tra alta densità di popolazione e traffico elevato crea una situazione in cui le emissioni diesel generano le più letali concentrazioni di polveri sottili.

A titolo esemplificativo, è sufficiente confrontare alcune delle regioni prese in considerazione: le aree Nord-Est di Parigi e di Londra hanno un numero di abitanti rispettivamente 4 e 1,5 volte superiore rispetto alla regione che incorpora Monza e Milano Nord, ma quest’ultima ha una concentrazione di PM 2.5 in eccesso rispettivamente 4,5 e 6,5 più elevata delle capitali francese e britannica. Di conseguenza, nella regione di Monda e Milano Nord si registra un numero di decessi prematuri rispettivamente 1,6 e 4,8 volte superiori a quelli parigini e londinesi.

La stessa correlazione si riflette su scala continentale. A parità di abitanti, le regioni più densamente abitate contano meno del 60 per cento di tutti decessi provocati dalle emissioni in eccesso, mentre le regioni con le più alte concentrazioni di inquinanti ne totalizzano oltre l’80 per cento. Tale raffronto suppone che entrambi gli insiemi di regioni rappresentino il 50 per cento della popolazione europea (circa 517 milioni di persone),

Come abbiamo costruito la mappa: la metodologia

1.   Lo IIASA ha posizionato delle griglie sulla carta europea, ritagliandola in celle rettangolari (o regioni geografiche) di 28 km x 28 km l’una, senza alcun riferimento ai confini ufficiali delle città o di altre circoscrizioni amministrative. Il centro di ciascuna cella-regione è indicato da coordinate spaziali (longitudine/latitudine). Poiché il posizionamento delle griglie è puramente convenzionale, talvolta le celle-regioni includono anche perzioni di mare. 

2.   Lo IIASA ha poi misurato l’inquinamento atmosferico per ciascuna cella-regione (tenendo conto di altri fattori, come la meteorologia e la topologia locale), da cui ha estratto i dati specifici per il PM 2.5. Ha inoltre contato il numero di abitanti di ogni cella-regione. Quantificare il PM 2.5 e gli abitanti permette di ponderare il livello di concentrazione in base alla popolazione e determinare quindi l’effettiva esposizione, dalla quale dipende il numero di morti premature.

Per ogni regione, lo IIASA ha poi isolato la quota eccedente di PM 2.5. dovuto agli NOx da diesel superiori ai limiti di legge. Questa quota deriva dalla differenza tra due scenari: il mix di emissioni inquinanti provenienti da tutte le fonti, vicine e lontane (locali, urbane, regionali e transfrontaliere), inclusi gli NOx da diesel in eccesso, meno tutte le emissioni, inclusi gli NOx da diesel presumibilmente conformi alle soglie Ue.

3.   In base alla funzione di rischio dell’OMS, abbiamo stimato che per ogni microgrammo/metro cubo (µg/m3) in più di PM 2.5. si ha un aumento di mortalità dello 0.62%. Per ottenere l’incremento di mortalità attribuibile al Dieselgate in ciascuna cella-regione abbiamo quindi moltiplicato il coefficiente 0.62% per la frazione di PM 2.5 in eccesso proveniente dagli NOx fuori norma calcolata dallo IIASA.

4.   Abbiamo quindi fatto un censimento dei decessi annuali in ciascuna cella-regione ipotizzando che il tasso di mortalità di ognuna sia lo stesso del paese di appartenenza (disponibile nelle statistiche ufficiali Eurostat). Il numero delle morti calcolate in ogni cella  risulta dalla moltiplicazione dal tasso di mortalità per il numero di abitanti compresi al suo interno.

5.   Abbiamo infine moltiplicato il numero dei decessi censiti per l’incremento di mortalità legato al PM 2.5 in eccesso, ricavando il numero di morti addizionali in ogni cella-regione, ossia quelle presumibilmente attribuibili al Dieselgate.

Questa inchiesta è stata realizzata con il sostegno di Journalismfund.eu

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