L’Europa di fronte alla sfida della povertà energetica

Difficoltà a riscaldare la propria abitazione d'inverno, ma anche a tenerla a una temperatura accettabile d'estate, o al sicuro da umidità e infiltrazioni. Problemi legati alla situzione abitativa che si riscontrano in molti paesi europei.

Pubblicato il: Febbraio 23rd, 2019
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L’Europa di fronte alla sfida della povertà energetica

Difficoltà a riscaldare la propria abitazione d’inverno, ma anche a tenerla a una temperatura accettabile d’estate, o al sicuro da umidità e infiltrazioni. Problemi legati alla situzione abitativa che si riscontrano in molti paesi europei.

Foto: Aurélien Adoue/Flickr

Ventisei milioni di europei non riescono a riscaldare a sufficienza le loro abitazioni in inverno. La stima proviene dal think tank OpenExp, una rete di esperti indipendenti che studia la realizzazione degli obiettivi delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, e che pubblica per la prima volta un indice della povertà energetica a livello europeo.

La povertà energetica domestica, definita come l’incapacità per una famiglia di soddisfare le proprie esigenze di climatizzazione a causa di scarso reddito o condizioni abitative precarie , è misurata attraverso due indicatori. Il primo è la percentuale del bilancio dedicato dalle famiglie alle loro spese energetiche (il “tasso di sforzo energetico”). Questo indice è completato da una misura del freddo percepito durante l’inverno o del caldo durante l’estate, un indicatore utile per non escludere gli individui che abbassano “volontariamente” il loro riscaldamento per ridurre le spese anche a costo di avere freddo. Lo studio aggiunge un indicatore dei difetti dell’abitazione (umidità, scarso isolamento e così via) e unisce questi tre dati per stabilire un punteggio globale su base 100: più il punteggio è elevato, meno la povertà energetica è importante. OpenExp si concentra sulle famiglie in difficoltà, cioè sul primo quintile di reddito (in altre parole, sul totale dei cittadini europei, il 20% con reddito più basso). Di conseguenza tutte le percentuali presentate nell’articolo faranno riferimento solo a questa parte della popolazione.

Il risultato è che ai primi posti si trovano la Svezia, la Finlandia e la Danimarca, davanti all’Austria e al Lussemburgo. La Francia arriva in decima posizione, subito dietro la Germania. In coda si trovano la Bulgaria, l’Ungheria, la Slovacchia, la Lettonia e il Portogallo.

“I progressi realizzati dai paesi dell’Europa settentrionale e occidentale per ridurre la povertà energetica”, indica il rapporto, “devono essere attribuiti a norme edilizie più vincolanti, e a un maggiore aiuto finanziario per le famiglie più in difficoltà”. Gli autori osservano inoltre una diversa considerazione del fenomeno della povertà energetica a seconda di come viene considerata nei vari paesi. Di fatto in alcuni Stati la povertà energetica viene considerata come un problema energetico – in questo caso gli aiuti si concentrano sulla concessione di finanziamenti per i lavori di ristrutturazione – o viceversa come una problematica puramente sociale, raccomandando in questo caso un sostegno finanziario diretto alle famiglie per aiutarle a pagare le loro bollette. Di fatto la risposta alla povertà energetica si colloca all’incrocio di questi due fattori.

I migliori risultati dei paesi nordici (e in misura minore dei paesi occidentali) deriva anche dalle loro condizioni meteorologiche; “I paesi dell’Europa settentrionale e occidentale devono contrastare solo un rischio di povertà energetica invernale, mentre quelli meridionali e orientali sono soggetti anche a un rischio di povertà estiva”, sottolinea il documento. In Portogallo per esempio esistono famiglie povere che hanno difficoltà a riscaldarsi in inverno e altrettante famiglie che fanno fatica a rimanere al fresco in estate.

Ma anche se sottolinea il buon risultato della Svezia, il rapporto mette in evidenza la necessità di accentuare la lotta contro la povertà energetica estiva, che in questo paese interessa il 7,7% delle famiglie più povere (rispetto a solo il 3 e il 4% del Regno Unito e dell’Irlanda).

Gli autori del rapporto ammettono di non avere abbastanza dati per misurare bene questo aspetto spesso dimenticato della povertà energetica. E sottolineano la sua crescente importanza nel contesto di moltiplicazione e di intensificazione delle ondate di caldo provocate dal riscaldamento climatico, così come la difficoltà a rimediare a questo problema. “Se la povertà energetica invernale può essere ridotta attraverso dei lavori di isolamento e di miglioramento dell’efficienza energetica dei sistemi di riscaldamento”, spiega il rapporto, “rispondere alla povertà energetica estiva comporta una combinazione intelligente di isolamento, tecniche di raffreddamento passive e così via”.

La costruzione di nuovi alloggi bioclimatici, ovvero che consumano meno energia, passa per esempio attraverso il ritorno a spazi con varie aperture per favorire la ventilazione naturale, il mantenimento di zone vegetali per evitare la creazione di bolle di calore o la fine della costruzione di parcheggi sotterranei per preservare la freschezza del terreno.

In ogni caso è necessario aumentare gli sforzi per raggiungere l’ambizioso obiettivo di migliorare l’efficacia energetica annunciato dall’Unione europea (il 32,5 per cento entro il 2030).

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