Il numero di bambini ungheresi che vivono in altri paesi Ue è raddoppiato in cinque anni

Negli ultimi cinque anni, i bambini ungheresi residenti in altri paesi Ue sono raddoppiati, raggiungendo, nel 2018, le 53mila unità; per la Romania si parla di 600mila bambini. Complessivamente, il numero di cittadini al di sotto dei 19 anni che vive in uno Stato membro diverso da quello di nascita è aumentato di circa 500mila unità negli ultimi cinque anni. La maggior parte dei bambini stranieri presenti nell'Unione europea proviene da paesi non UE, dall'Afghanistan all'Albania.

Pubblicato il: Dicembre 14th, 2019
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Il numero di bambini ungheresi che vivono in altri paesi Ue è raddoppiato in cinque anni

Negli ultimi cinque anni, i bambini ungheresi residenti in altri paesi Ue sono raddoppiati, raggiungendo, nel 2018, le 53mila unità; per la Romania si parla di 600mila bambini. Complessivamente, il numero di cittadini al di sotto dei 19 anni che vive in uno Stato membro diverso da quello di nascita è aumentato di circa 500mila unità negli ultimi cinque anni. La maggior parte dei bambini stranieri presenti nell’Unione europea proviene da paesi non UE, dall’Afghanistan all’Albania.

Photo: K.Poh/Wikimedia  CC 2.0

Il servizio della Commissione Ue dedicato alla ricerca ha pubblicato uno studio di oltre 100 pagine dedicato ai bambini migranti; lo studio non si focalizza sulla crisi dei rifugiati e sulle migrazioni, ma si tratta di temi che sono presenti nella ricerca. Possiamo distinguere tra due gruppi: i cittadini Ue che migrano all’interno dell’Unione e gli arrivi da paesi terzi. Questi ultimi possono essere migranti legali per ragioni economiche, che si spostano in cerca di occupazione, oppure rifugiati o minorenni che arrivano illegalmente e senza accompagnatore. Lo spettro è molto ampio: andiamo dai figli di ricchi imprenditori d’Oltremare fino ai bambini orfani siriani rifugiati, passando per le famiglie di ristoratori turchi.

Forse il dato più importante è che il 7 per cento di tutti i bambini presenti all’interno dell’Unione europea vivono in paesi diversi da quello di origine, per un totale di 6,6 milioni di persone. La maggior parte di questi, 4,75 milioni, sono cittadini di paesi non Ue e la maggioranza proviene da Afghanistan, Siria o Iraq (60 per cento solo da questi tre paesi), Marocco, Turchia e Albania. Il 15 per cento di tutti i bambini migranti proviene dai Balcani.

Ci sono circa 1,8 milioni di bambini dell’Ue che vivono in altri stati membri, per la maggior parte di cittadinanza rumena e polacca, e costituiscono il 45 per cento della migrazione interna dell’Unione.

Dalla Romania, emigrazione di massa verso l’Ue

Cerchiamo di indagare di più su questa tendenza: la Romania ha una popolazione di 20 milioni di persone e il paese è soggetto a un’emigrazione incredibilmente rapida di famiglie con bambini. Oltre 600mila bambini romeni vivono in altri stati membri Ue, questo numero è aumentato di quasi 130mila unità negli ultimi cinque anni; inoltre il Paese rimane saldamente davanti ad altri paesi che figurano in questo elenco. Segue la Polonia: i bambini polacchi che vivono in altri stati membri Ue sono passati dai 157mila del 2014 ai 240mila odierni. Un altro aumento significativo si è registrato tra i bambini bulgari, dai 79mila registrati cinque anni fa ai 134mila attuali.

Il maggior aumento a livello proporzionale è stato nel numero di bambini lettoni, lituani, croati e sloveni che vivono in diversi stati membri dell’Unione, che negli ultimi cinque anni sono almeno raddoppiati.

Anche Malta segue lo stesso schema, ma lì il numero di bambini emigrati aumenta da 235 a 480, comunque poco significativo rispetto alla popolazione dell’isola.

Il dato ungherese era di 27.780 per il 2014 e 53.018 per lo scorso anno. L’incremento è stato costante: 5-8mila bambini ogni anno. In totale, il numero di minori di 19 anni che vivono in altri stati membri Ue è aumentato di quasi mezzo milione in un periodo di cinque anni.

Germania: mezzo milione di bambini migranti in più

Per quanto riguarda la proporzione di bambini residenti provenienti da paesi terzi, quasi un quarto vive in Germania; qui il numero è aumentato significativamente negli ultimi cinque anni. Il dato non sorprende, se si considera il ruolo assunto dalla Germania nella crisi migratoria. In un periodo di cinque anni, il numero di bambini provenienti da paesi non Ue è aumentato di quasi mezzo milione dai 623mila di cinque anni fa.

Gli aumenti più consistenti dal punto di vista proporzionale si osservano in Francia, Svezia, Austria e Paesi Bassi. Nonostante Spagna e Italia siano spesso considerate terre di sbarco, il numero di bambini non Ue non è aumentato in questi paesi, bensì è diminuito, mentre l’aumento in Grecia con la frontiera controllata è stato molto lieve. In Ungheria, negli ultimi cinque anni, il numero di bambini non Ue è aumentato passando da 9.873 a 14.353.

Mentre il numero di bambini migranti all’interno dell’Unione è aumentato di circa il 32 per cento tra il 2014 e il 2018, il numero dei bambini migranti non Ue è aumentato soltanto del 17 per cento, nonostante il grande afflusso del 2015-2016. Il 2018 ha segnato di fatto la fine della crisi migratoria, quando il numero dei bambini migranti provenienti da paesi terzi è aumentato solamente del 3 per cento. Per contestualizzare, la popolazione totale dell’Unione nello stesso periodo di tempo e per gruppo di età è rimasta invariata.

Il rapporto osserva inoltre che nel 2018, il 75 per cento dei bambini migranti senza accompagnatore aveva un’ età compresa tra i 16 e i 17 anni, per la quasi totalità maschi (90 per cento). Un notevole problema irrisolto è determinare l’età esatta: ogni volta che l’autorità di frontiera ha dubbi sull’età di una persona che ha presentato una richiesta di asilo, si possono applicare le stime forensi sull’età. Quando si svolgono queste stime, le autorità cercano di ottenere risultati scientificamente validi. L’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) ha molte linee guida in materia.

Finora non esiste alcun metodo standard per determinare l’età. Nel suo rapporto sulla protezione dei bambini nella migrazione, la Commissione europea ha sottolineato il bisogno di procedure affidabili e multidisciplinari per valutazione dell’età che siano in linea con le politiche Ue e con la legislazione degli stati membri.

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