L’Europa e i partiti anti-sistema
Nella corsa per le elezioni europee, i populisti guadagnano consensi in molti paesi, ma i loro slogan non sono vincenti ovunque. Quali sono i paesi dove hanno più successo e cosa li rende pericolosi?
L’Europa e i partiti anti-sistema
Nella corsa per le elezioni europee, i populisti guadagnano consensi in molti paesi, ma i loro slogan non sono vincenti ovunque. Quali sono i paesi dove hanno più successo e cosa li rende pericolosi?
In Spagna, per la prima volta dopo la fine della dittatura di Franco, un partito di estrema destra ha ottenuto seggi in Parlamento. La Grecia è attualmente governata da un populista di sinistra, Alexis Tsipras. E in Germania, per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale un partito di destra – l’Afd – è riuscito ad imporsi a livello nazionale.
In molti paesi europei i populisti, gli euroscettici, i partiti di estrema sinistra e di estrema destra stanno raccogliendo successi. Gli osservatori e i sondaggi di opinione indicano che anche alle prossime elezioni per il Parlamento europeo che si terranno il 25 e 26 maggio i partiti di destra realizzeranno vittorie significative.
Di questi tempi è raro che i partiti estremisti tradizionali occupino un ruolo importante, ma in molti paesi questo è compensato dal successo dei populisti. Chi sono i populisti? Le scienze politiche utilizzano questo termine per descrivere partiti che si presentano come alternativi a un sistema che non riflette la volontà del popolo.
Il populismo assume una gamma di forme diverse. A destra, i populisti vogliono uno stato omogeneo esclusivamente per gli autoctoni. I populisti di sinistra respingono il capitalismo. E i populisti di centro si concentrano sulla lotta contro una presunta élite corrotta: questi ultimi sono tendenzialmente meno radicali rispetto alle ideologie di sinistra o destra o, in alternativa, possono anche respingerle entrambe.
L’European Data Journalism Network (EDJNet, consorzio di cui VoxEurop fa parte, ndr) ha esaminato più nel dettaglio lo sviluppo dei partiti antisistema nei 28 paesi membri dell’Ue. Come punto di partenza è stata considerata la prestazione alle elezioni parlamentari nazionali nel corso degli ultimi 20 anni. Questi risultati elettorali sono stati quindi confrontati con The PopuList , uno studio realizzato lo scorso anno dal giornale britannico The Guardian in cui più di 30 scienziati politici hanno classificato i vari partiti europei in base alla loro posizione nello spettro definito “populista” e “radicale”.
In molti paesi occidentali e del Nord Europa, i populisti di destra sono stati una caratteristica costante dei sistemi partitici per diversi anni, come il Partito del Popolo danese, l’FPÖ alleato nella coalizione di governo in Austria o il Freedom Party di Geert Wilders nei Paesi Bassi. In Francia la percentuale di voto per il partito di Marine Le Pen, il Rassemblement National (ex Front National) può sembrare relativamente esigua ma solo due anni fa la leader del partito è arrivata al secondo turno delle elezioni presidenziali contro l’attuale Presidente, Emmanuel Macron.
In Finlandia, il partito di destra finlandese Finss Party, ha mantenuto una forte presenza negli ultimi dieci anni ed è riuscito, per poco, a rinsaldare la sua posizione nelle elezioni più recenti. Anche in Svezia i Democratici svedesi hanno guadagnato terreno negli ultimi anni, e persino in Germania un partito di destra populista come l’Afd è riuscito a imporsi nella scena politica. E in Belgio, in cui si svolgeranno in contemporanea le elezioni per il Parlamento nazionale e le elezioni europee, i sondaggi prevedono una rinascita del partito separatista Vlaams Belang.
I populismi, siano essi di destra o di sinistra, si accompagnano quasi sempre allo scetticismo nei confronti dell’Unione europea. Entrambe le tipologie di populismo respingono, almeno parzialmente, l’integrazione europea, che conduce a un ravvicinamento sempre maggiore e al trasferimento all’Ue di materie di competenza nazionale. Ma non sono soltanto i partiti populisti a essere euroscettici: per esempio il Partito Conservatore britannico, attualmente al Governo, ha spianato la strada per l’uscita del paese dall’Unione: non per questo è considerato un partito populista dagli scienziati politici.
In Europa meridionale il populismo si articola principalmente a sinistra. In Grecia, Syriza ha guadagnato molti consensi dopo l’inizio della crisi del debito nel 2010, e dal 2015 governa il paese. In Spagna, il partito di protesta collocato a sinistra, Podemos, è stato fondato nel 2014, anche a seguito della crisi finanziaria. E in Portogallo, Cdu (un’alleanza elettorale tra comunisti e verdi) e il Bloco de Esquerda marxista sono costantemente presenti in Parlamento da due decenni.
Di recente in Italia, il partito di destra radicale Lega Nord ha avuto un enorme successo. Il paese ha anche una forte tradizione di populismo centrista: il partito di Silvio Berlusconi, il Popolo della Libertà (ex Forza Italia), si è affermato come un partito populista centrista con un carattere conservatore, mentre il Movimento 5 Stelle, un partito fondato nel 2009 senza un’ideologia di destra o sinistra, lo scorso anno è arrivato al governo.
Il populismo centrista, in ogni caso, si trova principalmente nei paesi dell’Europa orientale e sudorientale. In Bulgaria, per esempio, il partito populista-conservatore Gerb è stato il partito più forte in Parlamento negli ultimi dieci anni e, inoltre, ha la tendenza a esprimere il Primo Ministro. In Repubblica Ceca, il partito centrista populista ANO 2011 (Akce Nespokojených Občanů) è stato al potere negli ultimi 5 anni.
Dal punto di vista dell’Unione, i partiti di destra populista più difficili da gestire sono in Ungheria e in Polonia, dove sono al governo. In Ungheria, il partito Fidesz di Viktor Orbán dominato la politica da molti anni, e in Polonia Jaroslaw Kaczynski ha portato il suo partito Diritto e Giustizia (PiS) al governo, prima nel 2005 e poi di nuovo nel 2015.
In ogni caso, i populisti non hanno avuto successo in tutta Europa. A Malta, nessun partito populista ha raggiunto dei risultati elettorali significativi negli ultimi 20 anni. Anche in Regno Unito, in Lussemburgo e in Slovenia le percentuali di voto dei partiti populisti sono state modeste, mentre in Lituania e in Romania stanno subendo un drastico calo.
Quindi non c’è uniformità. E ancora, secondo la studiosa di Scienze politiche Sarah Engler, il populismo è ormai un fenomeno a livello europeo. Engler sta conducendo ricerche sul populismo presso l’Università di Zurigo e presso il Centro per la Democrazia di Aarau (Svizzera), ed è stata attivamente coinvolta nel progetto The PopuList.
Engler spiega che esistono una vasta gamma di motivazioni per il successo dei partiti populisti. “I populisti di destra piacciono ai vinti della globalizzazione, ovvero coloro che non hanno beneficiato dell’apertura economica e culturale e che sperano che il protezionismo e la chiusura delle frontiere contribuirà a migliorare le loro possibilità nella vita”.
Nei paesi dell’Europa meridionale e orientale, gli scandali di corruzione hanno aiutato gli slogan populisti anti-sistema a trovare terreno fertile tra gli elettori. “E, infine, in molti paesi i partiti tradizionali hanno perso la propria capacità di mantenere la fedeltà degli elettori, creando contemporaneamente opportunità elettorali per i nuovi partiti”.
La richiesta dei populisti di una politica condotta nell’interesse del popolo suona inizialmente irragionevole : come altro dovrebbero comportarsi i rappresentanti del popolo, dopo tutto? Ma il populismo va oltre, spiega Engler: “Esso presuppone l’esistenza di una volontà unica del popolo, per la quale gli elementi di base della democrazia liberale, quali il pluralismo e le protezioni per le minoranze, devono essere in secondo piano”.
La studiosa prosegue spiegando che in alcuni paesi i populisti stanno apertamente mettendo in discussione la separazione dei poteri: “In Polonia, per esempio, il partito di governo Legge e Giustizia sta esercitando un’influenza sempre più forte sul potere giudiziario, convinto che il governo sa quel che la gente vuole dal sistema giudiziario”.
Da dove arrivano i dati?I risultati elettorali provengono da ParlGov, un database creato dagli scienziati politici dell’Università di Brema che contiene i dati sulle elezioni, sui partiti e sulle formazioni di governo di tutto il mondo. La classificazione dei partiti come populisti è stabilita da The PopuList, una collaborazione tra il quotidiano britannico The Guardian e un gruppo di scienziati politici, con il sostegno dell’Istituto di ricerca di scienze sociali di Amsterdam e del Standing Group on Extremism and Democracy dell’Ecpr. L’European Data Journalism Network ha esaminato i risultati delle elezioni e le ha integrate con i risultati delle recenti elezioni parlamentari in Estonia, Finlandia e Spagna, non incluse nei dati ParlGov. Infine, i risultati sono stati confrontati con le classificazioni di populismo utilizzata da The PopuList. I dati risultanti insieme alla documentazione dettagliata sul processo possono essere consultati su GitHub. Quali elezioni sono state incluse?Lo studio ha incluso tutte le elezioni parlamentari nazionali nei 28 stati membri dell’Ue tra il 1998 e il 26 maggio 2019 compreso. Per i paesi con un sistema di governo con due camere, sono stati considerati solamente i risultati per la camera bassa. Per i risultati delle recenti elezioni in Finlandia e in Spagna, i risultati utilizzati sono provvisori e non definitivi. In alcuni casi isolati, potrebbero essere state escluse percentuali di voto molto basse per i partiti populisti, dato che spesso ParlGov mostra soltanto le percentuali che superano una certa soglia. Quali partiti sono state inclusi?The PopuList include tutte i partiti europei che, secondo le definizioni stabilite, sono populisti, di estrema destra, estrema sinistra o euroscettici e hanno raggiunto una percentuale di voto di almeno il 2 per cento in almeno un’elezione parlamentare nazionale dal 1998. Un elenco completo di tutti i partiti che rispettano tali criteri possono essere consultati qui in formato PDF . L’analisi qui espressa si basa sulla versione datata 11 febbraio 2019. Se un partito classificato come populista in The PopuList crea un’alleanza elettorale con uno o più partiti di altro genere, questa analisi si basa su una percentuale di voto proporzionalmente ridotta. Su quale base un partito è definito come populista?The PopuList utilizza quattro definizioni, tutti derivati dalla ricerca scientifica in ambito politico: 1/i partiti sono ritenuti populisti se sostengono l’opposizione tra la “gente semplice” e l’”élite corrotta” all’interno della società. Secondo questo punto di vista, la politica dovrebbe essere l’espressione della volontà generale del popolo. 2/ I partiti sono ritenuti di estrema destra se dichiarano che gli stati dovrebbero essere abitati soltanto dalle loro popolazioni indigene e che le persone non indigene costituiscono una minaccia per l’omogeneità della nazione; chiedono inoltre uno stato in cui la società è fortemente ordinata e in cui è punita qualsiasi mancanza nei confronti dell’autorità. 3/I partiti si considerano di estrema sinistra se respingono il capitalismo e la sua struttura socio-economica collegata. Vogliono realizzare strutture economiche e di potere alternative e una completa ridistribuzione della ricchezza. 4/ I partiti sono ritenuti euroscettici se respingono interamente o parzialmente l’integrazione europea. Questo include i partiti fortemente euroscettici, che rifiutano sia l’adesione all’Ue sia qualsiasi integrazione politica ed economica a livello europeo; e i partiti euroscettici più “soft”, che respingono soltanto alcune politiche comunitarie e pongono in primo piano gli interessi nazionali. I partiti sono classificati in base a queste definizioni, e in accordo con gli specialisti nazionali e di partito. In casi singoli, il populismo era temporaneo, in quanto è possibile per i partiti essere populisti anche solo per un periodo di tempo limitato. Il Guardian spiega, nel dettaglio, la metodologia utilizzata qui . |