L’emergenza migranti a Ventimiglia
Ventimiglia è diventata città simbolo di tutte le contraddizioni che il fenomeno migratorio verso l’Unione europea sta portando alla luce. Attraverso l’analisi del contenuto dei media locali un quadro della situazione
L’emergenza migranti a Ventimiglia
Ventimiglia è diventata città simbolo di tutte le contraddizioni che il fenomeno migratorio verso l’Unione europea sta portando alla luce. Attraverso l’analisi del contenuto dei media locali un quadro della situazione
Ventimiglia è un piccolo comune ligure di poco più di 20mila abitanti, situato sulla costa, al confine fra Italia e Francia. La città – che soffre di importanti disagi socio-economici ed è stata commissariata per infiltrazioni mafiose nel 2012 – è stata posta sotto i riflettori della stampa nazionale e internazionale quando, a partire dalla tarda primavera del 2015, un gran numero di migranti ha iniziato a cercare di passare da lì il confine verso la Francia, per proseguire il proprio viaggio.
La narrazione sull’immigrazione nella stampa locale
Dall’esplosione del caso Ventimiglia nell’estate 2015 il fenomeno migratorio è diventato uno dei temi più trattati dalla stampa locale. In particolare si è affermata una narrazione dei fenomeni migratori in chiave strettamente emergenziale e securitaria. Per parecchi giorni nell’estate del 2015 e poi in quella del 2016, gli articoli aventi come tema le migrazioni rappresentavano più del 50% del totale di quelli pubblicati. Queste cifre si sono abbassate contestualmente al diminuire della pressione migratoria, rimanendo comunque alte.
Con un’analisi del contenuto di questa quota di articoli giornalistici con riferimenti ai migranti e alle dinamiche migratorie è possibile capire come se ne è parlato. Prendendo in considerazione alcune parole chiave, è possibile ottenere la frequenza percentuale con cui compaiono nei testi, ed il loro andamento nel tempo.
Come si può notare dalle visualizzazioni, la narrazione securitaria, il richiamo alla “sicurezza”, è negli anni sempre più presente contestualmente ad un rimando sempre più assiduo alle azioni delle forze dell’ordine (“polizia”). Sono invece in diminuzione quei termini con delle connotazioni positive, come “accoglienza”. I migranti, inoltre, non vengono più chiamati “profughi”, termine che nel corso di questi ultimi anni è praticamente scomparso.
La questione migratoria a Ventimiglia
La narrazione del fenomeno data dai media locali riflette le azioni intraprese dall’amministrazione locale.
Nella città si è potuto assistere negli ultimi anni ad una vera e propria escalation di misure prese per far fronte ai flussi migratori da parte del sindaco Enrico Ioculano (Partito Democratico) che, nell’impossibilità di poter trovare soluzioni a breve termine per il fenomeno in atto, ha adottato una linea politica rigida e poco incline al compromesso. Spesso le decisioni del governo cittadino sono sembrate dettate dal nervosismo e dalla necessità di fare simbolicamente vedere che si stava facendo qualcosa, più che da una strategia atta a governare la situazione per risolverla.
Già dal 2015 sono stati sistematici gli sgomberi di tutte le situazioni informali di accoglienza che si venivano a creare, nella fattispecie quelle dei vari comitati “No-border”. Simbolico è stato lo sgombero di un campo autogestito, divenuto in quel periodo punto di riferimento per migranti e attivisti. Il campo è stato sgomberato il 30 settembre del 2015 attraverso un’imponente operazione di polizia e carabinieri: i migranti presenti nel campo sono stati portati al campo della Croce Rossa, gli attivisti identificati e denunciati, tutto ciò che era nel campo (mobili, vestiti, cibo, e medicine donate dai cittadini) è stato portato via dalla nettezza urbana.
Nella primavera del 2016, in polemica con il suo stesso partito, a suo dire colpevole di non sostenerlo abbastanza, Ioculano si è autosospeso dal PD insieme ad 11 consiglieri di maggioranza.
Nella primavera del 2017, con un’ordinanza (poi revocata) fortemente criticata dalle varie associazioni e fra gli altri anche dal Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, è stata impedita la distribuzione di cibo e acqua ai migranti.
Nell’estate del 2017 sono poi state sgomberate e chiuse le “Gianchette”, sede di un centro di accoglienza per donne, minori e famiglie a rischio voluto e gestito dalla Chiesa cattolica, che in meno di un anno e mezzo aveva assistito oltre 13mila persone.
Sempre nel 2017 sono stati emessi vari fogli di via, e l’interdizione dal territorio del comune di Ventimiglia e di quelli limitrofi, agli attivisti che assistevano i migranti o che manifestavano assieme a loro perché ritenuti “socialmente pericolosi”.
Nel 2018 il sindaco ha ottenuto lo sgombero di alcuni accampamenti di migranti – nonostante la prefettura stessa si dicesse contraria perché non avrebbero saputo dove ricollocare le persone sgomberate.
L’ex sindaco Ioculano risalta anche nell’analisi dei media. Fra i termini più ricorrenti negli articoli che hanno un qualche riferimento al fenomeno migratorio è secondo solo alla “croce rossa”, che ha allestito e gestisce il campo per migranti a Ventimiglia.
Emerge inoltre come per la stampa locale l’immigrazione sia “clandestina” ed una “emergenza” da risolvere. Oltre al riferimento i comitati no border che hanno assistito i migranti e contestato le azioni delle istituzioni.
Il confine e la Francia
Ventimiglia è un luogo di transito. I migranti che arrivano lì lo fanno con l’intenzione di procedere verso altri paesi europei. Alcuni dati raccolti da organizzazioni non governative (le istituzioni non raccolgono questi numeri) sostengono siano stati 18mila i respingimenti da parte delle autorità francesi fra l’estate 2018 e quella 2019. Il tutto avviene a loro avviso con gravi abusi dell’uso della forza e dell’autorità.
In particolare è stato denunciato:
- l’utilizzo di spray urticante a bordo dei treni per cercare di far uscire dai bagni le persone che si nascondono dalla Gendarmerie;
- il fatto che i migranti fossero detenuti arbitrariamente e bloccati per ore in container di 3 metri per 5, senza ricevere né cibo né acqua, prima di essere riportati in Italia;
- come la Gendarmerie abbia “marchiato” i migranti con adesivi rossi che riportavano la scritta ‘access interdit’.
- il respingimento da parte della Gendarmerie di minori non accompagnati, identificati e falsamente registrati come maggiorenni.
Vista l’impossibilità di poter valicare il confine legalmente, una delle poche possibilità che si hanno per superare i controlli ed entrare in territorio francese è quella di affidarsi, per chi se lo può permettere, alla rete dei passeur: Per una cifra di circa 300 euro a persona si può avere un “passaggio”, magari nel bagagliaio se il mezzo è troppo affollato.
Questi viaggi sono spesso gestiti da organizzazioni criminali, in quello che si configura come un vero e proprio traffico di esseri umani. Chi non può pagare spesso delinque per procurarsi i soldi o ricorrere a mezzi degradanti: sono stati riscontrati vari casi di prostituzione minorile associata alla necessità di trovare risorse per spostarsi oltralpe.
Ventimiglia dopo l’emergenza
Dopo l’amministrazione comunale di centro-sinistra, alle scorse elezioni della primavera del 2019, il sindaco Ioculano non è stato riconfermato.
Ha vinto al primo turno il candidato di centrodestra Gaetano Scullino con il 53% delle preferenze. La Lega è risultata il primo partito nella città con oltre il 20% dei voti. La linea dell’amministrazione nei confronti dei migranti non sembra cambiata.
Per quanto sia ancora troppo presto per poter trarre delle conclusioni riguardo alla nuova amministrazione comunale, si può segnalare come quest’ultima estate il comune di Ventimiglia abbia continuato a portare avanti una campagna contro il degrado, viste le velleità di rilanciare la propria immagine con il turismo di lusso.
Sebbene siano stati stanziati 16.500€ per pulire le zone dove i migranti “bivaccano”, il sindaco si è rifiutato di creare per loro un info-point perché i migranti “sono pochi”.
Per quanto dopo la sostanziale chiusura dei flussi dall’Africa la situazione non è più critica come nel 2015 e 2016, regolarmente centinaia di persone cercano di sconfinare e sono ospitate dai centri di accoglienza. Oggi queste sono le persone che arrivano in Italia dalla cosiddetta rotta balcanica o che vengono riportate in Italia da altri paesi UE in cui erano riusciti ad arrivare.
Fra loro vi sono anche persone che godono di una “protezione umanitaria” in scadenza, non più rinnovabile dopo la modifica in materia attuata dal governo Conte, e che a breve diventeranno ufficialmente nuovi clandestini: un’altra ”emergenza” da risolvere.