I paesi che producono più auto sono meno propensi a ridurre le emissioni di CO2

Gli eurodeputati dei paesi in cui l’industria automobilistica crea molti posti di lavoro sono meno favorevoli ad alzare la posta sulle azioni per il clima rispetto ai colleghi dei paesi dove lo stesso settore crea meno occupazione. È quanto emerso da un’analisi dei comportamenti di voto.

Pubblicato il: Novembre 8th, 2018
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I paesi che producono più auto sono meno propensi a ridurre le emissioni di CO2

Gli eurodeputati dei paesi in cui l’industria automobilistica crea molti posti di lavoro sono meno favorevoli ad alzare la posta sulle azioni per il clima rispetto ai colleghi dei paesi dove lo stesso settore crea meno occupazione. È quanto emerso da un’analisi dei comportamenti di voto.

Photo: SVG Silh

Gli eurodeputati provenienti da paesi in cui il settore automobilistico gioca un importante ruolo nell’occupazione sono meno inclini a votare proposte ambiziose per ridurre le emissioni di CO2 rispetto a eurodeputati che rappresentano paesi in cui il settore è meno importante. È quanto emerge da un’analisi dei comportamenti di voto.

I dati, forniti da Votewatch , sono poi stati elaborati dallo European Data Journalism Network e analizzati dal Euobserver. Il mese scorso i deputati hanno votato in merito ai nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni CO2 per automobili e furgoni.

Già durante la seduta plenaria che aveva preceduto il voto si poteva notare la propensione di coloro che rappresentano un paese dove il settore automobilistico incide in maniera significativa sull’occupazione a votare contro un innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.

La correlazione è divenuta poi ancora più evidente all’indomani del voto sul progetto di legge che vuole fissare la riduzione delle emissioni di CO2 al 40 per cento invece che al 30 per cento, approvato poi con una maggioranza di voti favorevoli.

Legenda: i paesi situati sulla destra del grafico a dispersione sono quelli dove la quota di occupati nell’automotive incide maggiormente sull’occupazione totale. I paesi più in alto sono quelli con il maggior numero di deputati che hanno votato a favore dell’emendamento teso a fissare l’obiettivo di riduzione al 40 per cento.

La Repubblica Ceca è il paese Ue con la maggiore incidenza (3,2 per cento) del settore automobilistico sull’occupazione totale.

Nessun eurodeputato ceco ha votato a favore dell’emendamento; l’85,7 per cento ha votato contro e i restanti deputati non hanno votato. Solo in Polonia, paese dove il settore  genera l’1,1 di tutti i posti di lavoro, il numero di eurodeputati contrari all’emendamento è stato superiore (86,3 per cento).

Questa correlazione tra incidenza del settore automobilistico sull’occupazione e voto contrario a un obiettivo più ambizioso riguardo alle emissioni è riscontrabile anche per la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania e la Germania.

Fa invece eccezione la Svezia: nonostante il paese dipenda fortemente dall’occupazione nel settore automobilistico (che pesa per il 1,4 per cento su quella totale), la maggior parte dei suoi deputati ha votato a favore di obiettivi più ambiziosi.

Addirittura i deputati svedesi avevano votato a favore di un emendamento teso a portare al 45 per cento l’obiettivo da raggiungere entro il 2030, che però non è stato approvato. In Belgio, Danimarca, Finlandia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia, oltre la metà dei deputati ha votato a favore di un obiettivo di riduzione del 45 per cento:

Comportamento di voto per gruppi parlamentari

Se da un lato il voto ha visto divisi molti gruppi parlamentari, dall’altro si riscontra una netta prevalenza dei gruppi di sinistra e liberali tra i favorevoli all’inasprimento della normativa sulle emissioni.  

L’obiettivo di ridurre le emissioni del 40 per cento è stato caldeggiato da quasi tutti i membri del gruppo di centro-sinistra dei social-democratici (S&D), dalla maggior parte dei membri del gruppo liberale Alde, dal  gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (GUE/NGL ) e da un gruppo considerevole di dissidenti in seno al Partito Popolare europeo (EPP), il gruppo di centro-destra. L’intero Gruppo dei Verdi ha votato a favore del 40 per cento.

I Verdi sono inoltre stati l’unico gruppo che ha appoggiato senza riserve l’obiettivo di un taglio del 45 per cento, mentre, ad esempio, il gruppo S&D non ha osato puntare a un obiettivo più ambizioso del 40 per cento.

Mentre 147 dei deputati S&D hanno votato a favore del 40 per cento (con nove voti contrari), solo 97 si sono dichiarati favorevoli a porre l’obiettivo al 45 per cento, mentre 53 hanno votato contro.

Il gruppo euroscettico Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD) si presenta diviso anche in questa occasione poiché, come spesso accade, i due partiti più importanti al suo interno non sono d’accordo in merito all’azione sul clima.

Mentre, infatti, la frazione del Movimento Cinque Stelle in seno all’EFDD tende a schierarsi dalla parte degli ambientalisti, diversi membri del partito pro Brexit Ukip sono dichiaratamente scettici riguardo all’incidenza del fattore umano sui  rcambiamenti climatici.

Il quadro che emerge è lo stesso anche per quanto riguarda il voto del testo integrale del progetto di legge emendato dai deputati: anche qui la maggioranza è stata raggiunta grazie a una coalizione tra deputati di sinistra, centro-sinistra e liberali, nonché a un numero considerevole di dissidenti dei partiti dell’EPP.

Kathleen van Brempt, eurodeputata belga di centro-sinistra che ha presieduto una commissione d’inchiesta sul cosiddetto “scandalo Dieselgate”, in occasione di una conferenza stampa tenutasi il 6 novembre ha definito “molto ambizioso” il risultato del voto espresso in plenaria, facendo riferimento a quanto emerso dal Dieselgate e dal lavoro della sua commissione d’inchiesta.  

“Non mi illudo che la lobby dell’auto sia scomparsa del tutto, ma se non altro non è più così potente” afferma Van Brempt, che ha votato a favore di entrambe le proposte di modifica (quella del 40 e quella del 45 per cento).

Tuttavia, il testo approvato dal Parlamento a inizio ottobre non ha posto fine all’iter legislativo.

Una settimana dopo che il Parlamento aveva espresso il suo parere, anche i capi di governo degli stati membri, riuniti nel Consiglio dell’Ue, hanno deliberato una posizione comune.

Diversamente da quanto avviene per la deliberazione in Parlamento, al Consiglio, parte della procedura si svolge a porte chiuse.

Nonostante la maggior parte dei ministri intervenuti nella seduta pubblica del 9 ottobre si fosse dichiarata favorevole all’obiettivo del 40 per cento, alcuni di loro erano poi stati convinti ad accettare una riduzione del 35 per cento per le auto e del 30 per cento per i furgoni.

Le riserve nei confronti di un obiettivo ambizioso come quello proposto dal Parlamento sono state mosse da una coalizione tra la Germania e altri stati dell’Europa centrale e orientale.

Alcuni degli stati dichiaratisi più ambiziosi in sede pubblica, come la Francia, hanno finito per accettare un compromesso a porte chiuse.

Il 10 ottobre sono partite le consultazioni tra Parlamento, Consiglio e Commissione per raggiungere un accordoche, stando alle esperienze passate, potrebbe collocarsi tra il 35 e il 40 per cento di riduzione delle emissioni CO2 entro il 2030.

Il 13 novembre le tre parti si sono riunite di nuovo per un secondo giro di consultazioni.

Infogrfiche di Damiano Bacci, VoxEurop | EDJNet

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