Croazia: suicidio, un problema di salute pubblica

La Croazia non ha ancora adottato una strategia nazionale di prevenzione del suicidio, nonostante il tasso di suicidi registrato nel Paese sia superiore alla media europea e mondiale.

Pubblicato il: Aprile 1st, 2022
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Croazia: suicidio, un problema di salute pubblica

La Croazia non ha ancora adottato una strategia nazionale di prevenzione del suicidio, nonostante il tasso di suicidi registrato nel Paese sia superiore alla media europea e mondiale.

Stando ai dati diffusi dal ministero dell’Interno croato, nel 2020, esattamente come nel 2019, in Croazia 566 persone sono morte per suicidio. I dati relativi al 2021 non sono ancora stati resi pubblici. Dal 1999 in Croazia si assiste ad un costante calo del tasso di suicidi, ciononostante i numeri registrati negli ultimi anni restano ancora al di sopra della media UE. In Croazia il tasso di mortalità per suicidio è due volte superiore al tasso di mortalità stradale.

Come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), i suicidi possono essere evitati intervenendo tempestivamente, ossia elaborando una strategia multisettoriale per la prevenzione del suicidio. Alcuni stati membri dell’UE hanno già adottato simili strategie che si stanno dimostrando efficaci. Tin Pongrac cita l’esempio dell’Austria dove negli ultimi anni il numero di suicidi è diminuito proprio grazie all’implementazione di una strategia di prevenzione che prevede ben settanta diversi tipi di azioni.

Fonte: Eurostat

“Si tratta di una strategia di ampio respiro che prevede varie misure, dall’installazione di reti di sicurezza sui tetti e sui ponti al rafforzamento dei controlli sulla vendita delle armi e di alcuni tipi di medicinali, passando per gli interventi di supporto diretto, come le linee telefoniche anti-suicidio, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il finanziamento dei progetti di ricerca sul tema del suicidio. L’implementazione di alcune di queste misure può essere piuttosto costosa, ma la Croazia dovrebbe procedere gradualmente, un passo alla volta”, spiega Tin Pongrac, aggiungendo che bisognerebbe anche creare un centro nazionale per la prevenzione del suicidio che coordini tutti gli interventi messi in campo. 

Secondo Pongrac, la Croazia potrebbe ispirarsi alla Svezia, dove ben cinquanta istituzioni sono coinvolte nella prevenzione del suicidio, ma anche alla Norvegia, dove il numero di suicidi è notevolmente diminuito grazie all’attuazione di una strategia nazionale ben elaborata.   

“In Croazia il numero di suicidi resta molto alto. Non disponiamo ancora dei dati relativi al 2021, ma sappiamo che durante la pandemia sono aumentati i casi di disturbi mentali, compresi i casi di ansia e depressione. Anche la nostra associazione ultimamente sta ricevendo molte richieste di aiuto, molte di più rispetto al periodo precedente alla pandemia. Sembra però che la società sia diventata più consapevole dell’importanza della salute mentale e questo fa ben sperare”, spiega Tin Pongrac.

Ad oggi la Croazia ha fatto ben poco per quanto riguarda la promozione della salute mentale. La strategia nazionale per la tutela della salute mentale relativa al periodo 2020-2030 non è mai stata adottata, un argomento di cui H-Alter si è già occupato

“Non vi è dubbio che il fenomeno del suicidio è strettamente legato alla salute mentale. A tutti i pazienti che si rivolgono alla nostra struttura poniamo la stessa domanda, chiedendo loro se abbiano pensieri o impulsi suicidi, questa è la nostra prima preoccupazione”, spiega Sanja Martić-Biočina, direttrice dell’Istituto di psichiatria sociale presso la Clinica psichiatrica “Vrapče” a Zagabria.

La depressione e le gravi crisi emotive, pur non rappresentando l’unico fattore di rischio per il suicidio, spesso risultano determinanti. 

“Il suicidio può essere evitato, le persone che sviluppano pensieri suicidari possono essere aiutate. Noi siamo favorevoli ad un approccio integrato al problema che comprenda sia la somministrazione dei farmaci sia la psicoterapia. Tuttavia, se da un lato è relativamente facile ottenere farmaci il cui costo è a carico dello stato, dall’altro è molto difficile accedere alle cure psicoterapeutiche attraverso il sistema sanitario nazionale. Allo stesso modo in cui lo stato investe nelle cure farmacologiche così deve investire anche nell’assistenza psicologica. La psicoterapia non è meno importante della terapia farmacologica, anzi, è una questione di vita e di morte”, sostiene Tin Pongrac.

Sanja Martić-Biočina sottolinea che le persone bisognose di assistenza in qualsiasi momento possono rivolgersi ai servizi di pronto soccorso, aggiungendo però che circa il 50% delle persone morte per suicidio non ha mai chiesto alcun tipo di aiuto, e quindi anche i loro familiari e amici erano del tutto ignari del loro stato d’animo.

“Il suicidio è un grave problema di salute pubblica. Esistono diverse forme di assistenza, ma lo stigma legato ai comportamenti suicidari impedisce alle persone di chiedere aiuto. Spesso persino i familiari e gli amici tendono a banalizzare il problema, limitandosi a incoraggiare le persone inclini a comportamenti suicidari con affermazioni del tipo: ‘Vedrai che te la caverai’. È molto importante affrontare questo problema, parlarne e soprattutto ascoltare le persone che hanno bisogno di aiuto. La depressione spesso passa inosservata, la situazione è spesso molto peggiore di quanto non sembri. Se una persona che soffre di depressione mostra anche solo una briciola di volontà di essere aiutata, bisogna incoraggiarla a chiedere aiuto”, spiega Martić-Biočina.

L’isolamento e altre misure di contrasto alla pandemia hanno fortemente inciso sulla salute mentale dei cittadini croati. Lo dimostra anche il fatto che negli ultimi due anni all’Istituto di psichiatria sociale di Zagabria si sono rivolte molte più persone (circa il 30% in più) rispetto agli anni precedenti. 

“Si avverte una certa stanchezza tra i cittadini, la vita è diventata monotona. Molte persone si sono chiuse in se stesse e le conseguenze di questa situazione si fanno già sentire. Il sistema sanitario si è dimostrato lento, molte cose potevano essere gestite meglio, ma l’intera esperienza della pandemia ha avuto anche effetti positivi. Ad esempio, il nostro istituto ha fatto grandi passi in avanti sul fronte dell’assistenza sanitaria a distanza, così oggi siamo in grado di fornire assistenza anche alle persone che vivono sull’isola di Brazza (Brač), su quella di Curzola (Korčula) e in alcune piccole città”, afferma Martić-Biočina.

Stando ai dati diffusi dal ministero dell’Interno croato, nel 2020 in Croazia il 79,3% dei suicidi è stato commesso da uomini, perlopiù di età superiore ai 65 anni.

Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno nel mondo circa 700mila persone muoiono per suicidio, una ogni cento morti, ed è una cifra superiore a quella relativa ai morti per diverse malattie, come AIDS o malaria, ma anche per guerre e conflitti armati. L’obiettivo dell’OMS è quello di ridurre di un terzo il tasso di suicidi globale entro il 2030, anche fornendo un concreto sostegno ai singoli paesi nei loro sforzi volti alla prevenzione del suicidio. Ad oggi solo 38 paesi hanno adottato una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio.

La Croazia, pur non essendosi ancora dotata di una strategia di prevenzione del suicidio, dall’ottobre 2021 partecipa al progetto ImpleMENTAL che prevede implementazione, da parte dei paesi coinvolti, di tutta una serie di raccomandazioni e strumenti adottati a livello dell’UE che contribuiscono alla prevenzione del suicidio.

Fonte: HZJZ

A breve dovrebbe essere avviata la consultazione pubblica sulla Strategia per la tutela della salute mentale 2022-2030, che comprenderà anche l’elaborazione di tutta una serie di piani d’azione (per la diagnosi precoce dei disturbi mentali, per la prevenzione dei disturbi mentali, per la promozione della salute mentale, etc.).

Interpellato dai giornalisti di H-Alter, il ministero della Salute ha affermato che “le linee guida e gli strumenti per la prevenzione del suicidio [dell’UE] verranno tenuti in considerazione nell’elaborazione dei piani d’azioni, soprattutto quelli relativi alla diagnosi precoce dei disturbi mentali, con l’introduzione dei meccanismi di screening dei rischi per la salute mentale, comprese le condotte suicidarie”.

Le organizzazioni quotidianamente impegnate nel fornire assistenza alle persone affette da disturbi psichici sostengono invece che l’intero processo di elaborazione di una strategia nazionale per la salute mentale sia troppo lento. In Croazia ogni giorno due persone muoiono per suicidio, per cui l’adozione di un documento così importante come la strategia per la salute mentale deve essere una priorità del governo.

La lotta contro la stigmatizzazione dei disturbi mentali deve invece coinvolgere l’intera società.

“La salute mentale dovrebbe trovare il suo posto in ogni segmento della società. Oggi la psichiatria è percepita come un ghetto e tutti quelli che vivono al di fuori di questo ghetto credono di essere sani. Ma non è così. Dobbiamo sviluppare relazioni basate sull’effettiva volontà di connettersi all’altro, in modo da poter comprenderci meglio a vicenda. Così cambierebbero anche gli atteggiamenti di fronte all’insorgere dei sintomi delle malattie mentali”, conclude Sanja Martić-Biočina.

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