Lavorare nella sicurezza privata in Europa

In Croazia le guardie di sicurezza subiscono condizioni lavorative assai dure: turni molto lunghi, equipaggiamento inadeguato, salari al minimo. Vengono sfruttate, ma hanno scarse alternative. Nel frattempo il settore della sicurezza privata sta vivendo un boom in Europa e le società guadagnano milioni.

Pubblicato il: Dicembre 16th, 2019
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Lavorare nella sicurezza privata in Europa

In Croazia le guardie di sicurezza subiscono condizioni lavorative assai dure: turni molto lunghi, equipaggiamento inadeguato, salari al minimo. Vengono sfruttate, ma hanno scarse alternative. Nel frattempo il settore della sicurezza privata sta vivendo un boom in Europa e le società guadagnano milioni.

“La legge prevede che i datori di lavoro possano richiedere ai dipendenti straordinari fino a un massimo di quattro o sei mesi”, dice Nikola Sraka, segretario del Sindacato dei lavoratori dei servizi di sicurezza privati della Croazia (SZZD). “Ma nel settore della sicurezza tutti hanno fatto straordinari per oltre un decennio. Lo scorso anno nessuna società ha dichiarato di aver assunto lavoratori part-time”. Le guardie di sicurezza in Croazia lamentano di essere sottopagate, raccontano di luoghi di lavoro senza servizi igienici e di non avere a disposizione abbigliamento adeguato alla mansione da svolgere. Nonostante ciò, in caso di ispezione, sono sempre i lavoratori a essere puniti. Per mansioni da receptionist o controllore, per esempio, sono sempre più numerosi i neo assunti che vengono inquadrati come guardie di sicurezza invece che con un contratto adeguato alla loro mansione. Per i datori di lavoro si tratta di un escamotage più conveniente: questo, tra le altre cose, favorisce il fatto che sempre più donne finiscano per trovare un impiego a queste condizioni.

“Però è un lavoro”, dice Zdravko, impiegato come guardia privata, appoggiato alla parete della cabina dove trascorre la maggior parte delle sue giornate, all’ingresso di una grande società alla periferia di Zagabria. Zdravko lavora da sei anni per i servizi di sicurezza privati, dove è arrivato dopo aver prestato servizio in depositi e magazzini per diverse altre società. Passati i cinquant’anni il settore della sicurezza è uno dei rari dove è ancora possibile trovare un impiego. “Mi sono vergognato quando sono andato a fare domanda per una licenza: tutti gli altri candidati erano più giovani di me. Ma non avevo scelta”, racconta. Nonostante l’insoddisfazione è improbabile che Zdravko cambi lavoro, perché la pensione è ancora lontana. 

“A volte lavoro 300 ore al mese, ma gli straordinari non vengono registrati sugli orari o sul libro paga”, dice Zdravko. “Nessuno si preoccupa delle ispezioni; i controlli sono organizzati. Agli ispettori interessa solo punire i lavoratori, non le società. Arrivano e controllano il colore delle nostre uniformi senza dare neanche guardare i libri contabili”. Zdravko tiene una sigaretta accesa tra il pollice e l’indice: con un gesto nervoso la getta a terra e la calpesta con lo stivale, imitando una mossa che ricorda un passo di danza. Chiede che nell’articolo il suo nome venga modificato. “Viviamo nella paura, ogni giorno. Non posso rischiare”, dice.

Zdravko è costantemente stanco, non dorme abbastanza: di anno in anno è sempre più debole e nervoso. Uno dei suoi occhi è più rosso dell’altro e le ciglia tremano di tanto in tanto. “Ero molto forte prima, ora non lo sono più. Essere sottopagato ti rende insicuro. È sempre il solito, ripetitivo lavoro. Sudo sette camicie, di giorno come di notte, per una paga ai minimi sindacali”, commenta Zdravko, ammettendo di fumare troppo e di annoiarsi spesso.  

I turni, specie i notturni, ti scombinano l’esistenza: resti sveglio la notte e dormi di giorno. Secondo diversi studi, disordini del genere causano irritabilità, nervosismo e depressione. E possono anche causare disturbi psichici. 

“Non ho più una vita. Nel posto dove lavoro c’è sempre un sacco da fare. Dovrebbe esserci più personale, così potremmo avere turni più adeguati e riposare come normali esseri umani. Invece mi mandano a fare turni anche in altre filiali. Finisco per sognare le ore di riposo garantito. E dove potrei andare ora che ho quasi 60 anni?”.

Quando gli chiediamo come si mobilitano i lavoratori, Zdravko ride amaramente. “Come possiamo organizzarci quando siamo tutti sparsi in posto diversi e nemmeno ci conosciamo? Io sono l’unico che sciopera, ma non interessa a nessuno. Denunci e arrivederci. Ci sono state delle lotte per un accordo collettivo una decina di anni fa, ma poi è stato tutto cancellato. Quando ho iniziato a lavorare per questa società, non era rimasto nulla di tutte quelle battaglie. A nessuno importa nulla di noi. La gente ci passa davanti come se fossimo trasparenti, non ci salutano neanche”.

Eccellenti affari in Europa

Lo scorso autunno è stato pubblicato uno studio sul giro d’affari del settore della sicurezza nel 2016, 2017 e 2018. L’indagine, presentata da Damir Čiković (dipendente di un ente di controllo), svela che in Croazia la compagnia Securitas Croatia si piazza al primo posto in termini di fatturato per il 2018 e seconda in termini di profitti lordi. La concorrente, Klemm Security, si aggiudica il primo posto per i profitti. La compagnia Sokol si posiziona al secondo posto con entrate pari a 207.5 milioni di kune croate (circa 28 milioni di euro), mentre Klemm Security si aggiudica la terza posizione con 126 milioni di kune (17 milioni di euro). 

L’anno precedente, Sokol si era posizionata allo stesso livello, ma negli ultimi dodici mesi ha registrato incrementi pari a 6.3 milioni di kune. Se si mettessero insieme le entrate delle due società di Zlatko Marić (Sokol d.o.o. e Sokol Marić doo), il loro giro d’affari lieviterebbe a 302,8 milioni di kune (circa 41 milioni di euro), portando le due società al primo posto nella classifica. Numeri che dimostrano che dal 2014 il giro d’affari del settore è stato in costante crescita.  

Nulla di sorprendente. Il settore della sicurezza è un ottimo business in Europa. Un gran numero di società private è attivo in tutti i paesi europei, ma i salari dei lavoratori non sono gli stessi. Con questo articolo cerchiamo di confrontare i salari annui nel settore privato a livello europeo, il numero di società autorizzare a operare nel settore della sicurezza e i salari minimi di primo impiego per le guardie disarmate (senza considerare straordinari, turni notturni o lavoro eseguito nel fine settimana). I Paesi europei presi in considerazione sono sette: Germania, Finlandia, Belgio, Austria, Spagna, Svezia e Croazia. 

La comparazione dimostra che in tutti i Paesi presi in considerazione gli introiti annuali delle compagnie private sono rilevanti e nella maggior parte dei casi si registra un elevato numero di società private attive nel settore della sicurezza. Tra i sette paesi presi in esame, la Croazia è quello dove i salari minimi mensili sono i più bassi (anche facendo le dovute proporzioni con i costi medi di vita), attestandosi attorno ai 450 euro. All’opposto si trova la Svezia, dove il salario minimo mensile percepito da una guardia di sicurezza arriva a 2571 euro. 

Va anche rilevato che in tutti i Paesi presi in esame il salario minimo mensile delle guardie non è molto più alto del salario minimo mensile medio. Questa è una delle ragioni per cui negli ultimi anni i profitti delle società di sicurezza sono in costante crescita. A ciò si unisce la crescente insoddisfazione di chi lavora nel settore.

Libri paga contraffatti e arbitrarietà dei datori di lavoro 

Mentre gli affari in Europa (Croazia inclusa) vanno a gonfie vele, i lavori sono pessimisti e fanno fatica ad arrivare a fine mese.

“Ho visto libri paga con salari attorno ai 21 dollari l’ora, e anche meno… Se i datori di lavoro si accordano e decidono di non pagare neanche un salario minimo, nessuno può far nulla. Ci sono vari modi in cui i datori di lavoro mettono sotto pressione i propri dipendenti. Mentono alle autorità e speculano sui lavoratori. Dichiarano i loro benefit netti come profitti, arrecando danni ai guadagni dei loro dipendenti. Falsificano i salari e nessuno fa nulla per impedirlo. E non sono i soli. La gente qui lavora 300 ore al mese, mentre i datori di lavoro dichiarano che ne lavorano 180. Chi lascia che tutto ciò accada?”, commenta Nikola Sraka, segretario del Sindacato dei lavoratori dei servizi di sicurezza privati.

Il sindacato nacque diversi anni fa, quando ci si rese conto che mancava una rappresentanza sindacale nel settore. Non fu il frutto di una scelta dei sindacati istituzionali, ma vide la luce grazie all’impegno di un gruppo di attivisti del settore. Dopo un periodo di grosse difficoltà ora sperano di diventare un sindacato importante.  

Per fare degli esempi sulle capacità di organizzazione dei lavoratori del settore della sicurezza, Sraka racconta del blocco del lavoro del 2017 a Spalato. In quell’occasione un gruppo di guardie di sicurezza riuscirono a coordinarsi organizzando per due volte uno sciopero. “In quel periodo facevo parte di un gruppo di sindacalisti con i quali andammo a Spalato. I lavoratori locali si unirono a noi e due mesi dopo furono licenziati. Si disse che le due cose non erano collegate, ma è difficile crederlo. Ormai è noto che se vuoi lavorare come guardia di sicurezza non puoi far parte di un sindacato. Per esempio, se qualcuno vuole lavorare all’aeroporto di Zagabria, non può essere un sindacalista. Nel nostro ambito è molto difficile indire uno sciopero, i lavoratori sono spesso divisi e facilmente soggetti a ricatti. Così i dipendenti sprecano le loro risorse personali, e permettono ai loro padroni di guadagnare più soldi. Un lavoratore ha bisogno di lavorare per guadagnarsi un salario, non deve impoverirsi a vantaggio del suo datore di lavoro”, dice Sraka.    

Succede spesso, come ci hanno svelato diverse guardie di sicurezza le cui storie non possono essere raccontate in questo articolo, che in molti cantieri edili di nuova costruzione i macchinari devono essere mantenuti in funzione da guardie, spesso sono sole e disarmate. Spesso, inoltre, l’unico posto dove gli addetti alla sicurezza possono però trovare riparo sono le loro automobili:  se è inverno e fa freddo, sono costretti ad accendere il motore per riscaldarsi. Nessuno rimborserà loro il costo della benzina usata per proteggersi dal freddo. 

Altro esempio: quando poi si tratta di garantire la sicurezza a concerti o eventi sportivi, le guardie devono arrivare almeno due o tre ore prima dell’inizio dell’evento e devono restarci finché lo stadio o l’auditorium sono completamente vuoti. A ogni guardia viene chiesto di fare perquisizioni alle persone. Per molti non è una cosa piacevole, e così succede spesso che gli addetti alla sicurezza diventino bersaglio di insulti e minacce, con evidenti ripercussioni psicologiche.

La gente se ne va, ma i salari restano gli stessi

Sraka sottolinea che ci sono troppi problemi nel settore della sicurezza e nessuno vuole affrontare la situazione, in particolare l’associazione croata dei lavoratori. “Abbiamo oltre ventimila guardie di sicurezza e, al momento, solo la metà di loro hanno regolare licenza. Molti abbandonano il lavoro. Il Codice del lavoro stabilisce che per quattro mesi consecutivi, estensibli a sei, l’orario settimanale massimo lavorativo è di 48 ore, straordinari inclusi. Nonostante ciò, nel settore della sicurezza chiunque ha lavorato ben oltre quel limite per 10-15 anni. La legislatura lo consente e nulla è stato fatto per porre un rimedio”, dice Sraka    

Nel privato le vacanze non sono pagate. Per rispettare la quota minima di ore richieste per la sua mansione, una persona che non lavora durante un periodo di vacanza deve quindi trovarsi un altro lavoro per quei giorni. Ma non è questo quello che prevede la legge. Nel settore della sicurezza, ognuno redistribuisce il proprio tempo di lavoro, e chi non lo fa se ne va.   

Negli ultimi tre anni c’è stata carenza di lavoro e molta instabilità. Gli impiegati nel settore della sicurezza, specie i più giovani, stanno tornando ai loro lavori originari, ma per il momento non sembra che questi cambiamenti possano migliorare gli standard e portare aumenti degli stipendi. Anche per lavori semplici, le società sono alla ricerca di personale che sia a conoscenza almeno di una lingua straniera e abbia dimestichezza con i computer. Ciò spinge i giovani a lasciare questi impieghi velocemente. 

“Lo scorso anno nessuna impresa che si occupa di sicurezza ha registrato lavoratori part time, anche se dovrebbero farlo. La paga media per 180 ore di lavoro al mese è di 3000 kune (circa 400 euro, ndt), ma quasi nessuno lavora meno di 200 ore al mese. Forse qualcuno arriva a guadagnare 4500 kune, ma per raggiungere quella cifra bisogna lavorare 250 ore al mese con turni di 12 o anche 16 ore. Le guardie di sicurezza non hanno una vita privata, per poter vivere devi guadagnare più di 3000 kune al mese”, spiega Sraka. 

Va poi messa in risalto l’esposizione a maggiori rischi rispetto ad altri impieghi. Il Ministero dell’interno non ha statistiche sulle guardie di sicurezza, ma si stima che ci siano circa duemila guardie armate che lavorano per istituti bancari e strutture simili.

“Si tratta di persone che ogni giorno si espongono a grandi rischi. Qualche mese fa una guardia è stata assalita per strada. In Slavonia, nella Croazia orientale, altre sono stati vittime di una sparatoria. Nelle banche, in caso di assalti, le guardie hanno poi responsabilità legale, il che rappresenta ulteriore fonte di stress. Nonostante tutto, percepiscono il salario minimo. Non ci sono differenze di salari, sono solo storielle”, racconta Sraka.

L’equipaggiamento che le guardie ricevono è un altro problema, perché spesso è inadeguato. “Le fattura delle camicie è di tela pesante, possono anche avere le maniche corte, ma d’estate sono caldissime, disumane. Le protezioni sono antiquate, in alcuni casi sono anche scadute. I container e le cabine dove lavorano le guardie sono senza aria condizionata. Si crede che un agente di sicurezza non abbia bisogno dell’aria condizionata”, racconta Sraka.

Tutto ciò è confermato da Vesna, una guardia di sicurezza donna che ha chiesto di non utilizzare il suo vero nome. “In passato avevamo in dotazione uniformi complete: giacche, scarpe, cappelli, cinture, abbigliamento invernale. Adesso è tutto ridotto al minimo, riceviamo un paio di pantaloni e una camicia. E per i più fortunati un maglioncino”, aggiunge Vesna. Quando poi si parla di problemi più gravi, Vesna racconta che in molti posti di lavoro non c’è neanche il bagno. Un problema serio, specie per le donne, che rappresentano tra il 30 e il 40 per cento degli assunti.

“Per i servizi di reception molte aziende assumono tramite compagnie del settore della sicurezza: è più economico, ed è così che la maggior parte delle donne che lavorano nel settore vengono assunte. Una receptionist dovrebbe essere pagata meglio visto che le si richiede maggiore conoscenza e maggiori impegni”, racconta Sraka. 

Il sindacalista coglie poi l’occasione per fare il punto sul numero di guardie decedute sul posto di lavoro: 42 negli ultimi venti anni. “Il numero attuale è forse anche più alto se facciamo riferimento alle notizie che arrivano dalla televisione e dalla radio. Probabilmente ci sono casi che non sono mai stati registrati. Se poi aggiungessimo il numero di persone ferite, la cifra totale potrebbe essere alta”, commenta Sraka. 

Ulteriore diminuzione degli standard lavorativi

Parlando della nuova legge che dovrebbe garantire standard minimi di lavoro, Nikola Sraka mette l’accento sul fatto che, nonostante alcuni miglioramenti, l’unione dei lavoratori della sicurezza privata non è sufficiente per garantire standard adeguati. “Se vogliamo migliorare la qualità del settore privato, dobbiamo alzare il livello, non abbassarlo”, commenta. 

“Nonostante il nostro sia un Paese sicuro, non possiamo negare l’emergenza di nuovi rischi per la sicurezza e le minacce che rendono vulnerabili le nostre infrastrutture. Tramite i finanziamenti dell’Unione europea bisognerebbe investire di più nella formazione e nell’equipaggiamento delle professioni legate alla sicurezza”, ha dichiarato Damir Trut, assistente del Ministro degli interni di Zagabria in occasione della giornata delle guardie private dello scorso autunno.

Damir Trut ha poi sottolineato che il settore della sicurezza privata è un segmento essenziale per l’economia e il business ed è “riconosciuto anche dalla strategia per la sicurezza nazionale, le cui linee guida regolano la partecipazione di società sia pubbliche sia private al settore della sicurezza nazionale”.  

Resta problematica una questione essenziale: il settore della sicurezza privata si sta espandendo, ma allo stesso tempo peggiorano gli standard lavorativi degli addetti alla sicurezza. L’idea di investire di più nellla formazione e nell’equipaggiamento delle professioni legate alla sicurezza non sembra attuabile, né in pratica né sulla carta. 

Vesna è della stessa opinione. “L’industria legata alla sicurezza ha perso un gran numero di impiegati altamente qualificati. Ultimamente tanti giovani hanno passato l’esame per diventare guardia di sicurezza. Ora si spostano da una compagnia all’altra nella speranza che le condizioni di lavoro migliorino. In realtà, non è mai così”, conclude Vesna.

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