Il Parlamento europeo deve proteggere il Mediterraneo dalla pesca intensiva

Il 10 gennaio il Parlamento europeo dovrà votare il primo piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale. Il responsabile dell’Ong Oceana in Europa spiega perché gli europarlamentari dovrebbero adoperarsi per salvare il Mare Nostrum dalla pesca intensiva.

Pubblicato il: Gennaio 9th, 2019
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Il Parlamento europeo deve proteggere il Mediterraneo dalla pesca intensiva

Il 10 gennaio il Parlamento europeo dovrà votare il primo piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale. Il responsabile dell’Ong Oceana in Europa spiega perché gli europarlamentari dovrebbero adoperarsi per salvare il Mare Nostrum dalla pesca intensiva.

Oceana

Il Mediterraneo è uno mari più importanti del mondo. La disponibilità di pesce di buon valore commerciale e la lunga tradizione di pesca artigianale hanno sostenuto lo sviluppo commerciale ed economico della regione per millenni. Purtroppo decenni di sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e l’uso smodato di metodi distruttivi, come la pesca a strascico, hanno portato alla complicata situazione odierna: una vera e propria crisi della pesca.

Non sorprende dunque che il Mediterraneo sia ufficialmente il mare con il livello di pesca intensiva più alto al mondo: lo conferma un rapporto della Fao pubblicato nel 2018 . Mentre negli ultimi anni si è assistito a una notevole riduzione della pesca intensiva nelle acque dell’Atlantico, circa il 90 per cento della popolazione ittica del Mediterraneo è ora classificata come “sovrasfruttata”. La pesca nel Mare Nostrum arriva a toccare livelli doppi rispetto a quelli sostenibili e, di conseguenza, questo forte sovrasfruttamento mette a rischio la fauna marina, che rischia il collasso. Questa situazione danneggia direttamente i pescatori e le imprese, e tutta l’economia delle comunità costiere che dipendono da queste risorse naturali.

Di chi è dunque la responsabilità? L’Ue ha la sua parte di colpa, essendo il primo pescatore del Mediterraneo per volume di pescato e per dimensione e capacità della flotta di pesca. I governi dei paesi membri hanno ripetutamente ignorato gli avvertimenti della comunità scientifica quando questa suggeriva di porre dei limiti, e hanno trascurato il controllo e l’applicazione di misure di gestione della pesca.

La cosa più preoccupante è che il Parlamento europeo sta cercando di rimandare l’attivazione degli obblighi normativi previsti dalla Politica comune sulla pesca (Pcp). Il più importante elemento che si trova a rischio è il principio per cui dal 2020 nell’Unione europea tutti i pesci dovranno essere pescati in modo sostenibile. Per inciso, è lo stesso Europarlamento che ha approvato questo impegno nel 2013, quando è stata riformata la Pcp.

Il 14 novembre scorso il Parlamento europeo non solo ha ignorato le raccomandazioni scientifiche, ma è anche andato in contrasto con gli obiettivi di base della legge europea sulla pesca. Gli europarlamentari hanno votato un piano di gestione pluriennale per il mare Adriatico scegliendo di mantenere livelli di raccolta insostenibili per le acciughe e le sardine, entrambe ad alto rischio di collasso. Un simile piano dovrebbe servire per gestire le quantità di pesce in un contesto regionale nell’ambito della Pcp, aiutando al contempo a evitare la pesca intensiva. Il risultato del voto è stato pubblicamente criticato dal commissario europeo alla pesca, Karmenu Vella, che ha affermato: “In questo modo si sceglie di mantenere nella regione uno sovrasfruttamento eccessivo della pesca”.

Il prossimo 10 gennaio il Parlamento europeo si riunirà di nuovo per votare il primo piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale – delle zone dove l’80 per cento del pesce proviene da pesca intensiva. Il nasello e la triglia rossa sono alcune delle specie importanti dal punto di vista commerciale che si trovano nel Mediterraneo. Così come accaduto per il mare Adriatico, vari gruppi politici stanno cercando di rimandare oltre il 2020 gli obblighi previsti dalla Pcp. Ma il Mediterraneo non può sostenere un ritardo simile.

I contrari al piano nella regione fanno parte del gruppo del Partito popolare europeo (Ppe), che raccoglie il 25 per cento di tutti i voti nella Commissione parlamentare sulla pesca, e i cui membri sono noti per la loro posizione negativa sulla sostenibilità e assecondano invece gli interessi economici a breve termine dell’industria ittica.

Uno scenario di “ordinaria amministrazione”, promosso attivamente dal gruppo del Ppe e dai suoi membri Gabriel Mato Adrover e Carlos Iturgaiz, non è la soluzione alla crisi della pesca del Mediterraneo. Ma anche altri gruppi politici, come l’Efdd (Europa della libertà e della democrazia diretta) attraverso la parlamentare Rosa D’Amato, stanno apertamente difendendo gli interessi del settore ittico italiano. Mentre i Socialisti, il secondo più grande gruppo all’interno del Parlamento, mediante Clara Aguilera García restano incredibilmente silenziosi di fronte a questi tentativi di danneggiare la Pcp, dando così il proprio silenzio-assenso.

Il pesce è cibo e costituisce una risorsa pubblica alla quale i pescatori hanno libero accesso. Nel Mediterraneo i pescherecci non sono gestiti secondo un sistema di quote, come in altri mari europei. In base al regime di gestione attualmente in vigore (“giorni in mare”), i pescatori raccolgono tutto quel che possono, alimentando di conseguenza il problema dello sovrasfruttamento delle risorse ittiche.

I pescherecci del Mediterraneo sono un ottimo esempio che mostra come una gestione poco oculata delle risorse possa causare una “tragedia dei beni comuni”, che danneggia non solo la vita marina, ma anche la nostra esistenza. Politiche prive di lungimiranza, sostenute da europarlamentari concentrati sulla propria rielezione, stanno oggi impedendo alle future generazioni l’accesso alle risorse ittiche. Se ciò dovesse continuare, la prossima generazione non conoscerà mai il gusto del nasello, della rana pescatrice e del branzino pescati del Mediterraneo.

La speranza è che il Parlamento europeo dimostri il proprio attaccamento alle leggi europee e alla scadenza sempre più vicina del 2020, così da fermare la pesca intensiva, nell’interesse superiore del mar Mediterraneo e della democrazia nell’Unione europea.

Lasse Gustavsson è il direttore esecutivo per l’Europa di Oceana , la più grande organizzazione internazionale che si occupa di conservazione marina.

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