La storia dello smaltimento dei rifiuti italiani in Bulgaria

Tutto è cominciato con l’importazione di rifiuti destinati all’incenerimento nel periodo 2014-2016. Tra i nomi dietro a questa questione troviamo l'ex direttore di Lukoil Bulgaria Valentin Zlatev.

Pubblicato il: Ottobre 2nd, 2019
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La storia dello smaltimento dei rifiuti italiani in Bulgaria

Tutto è cominciato con l’importazione di rifiuti destinati all’incenerimento nel periodo 2014-2016. Tra i nomi dietro a questa questione troviamo l’ex direttore di Lukoil Bulgaria Valentin Zlatev.

La logica dell’operazione è semplice. In un paese sviluppato, normalmente esistono norme ambientali piuttosto rigide riguardo al trattamento dei rifiuti. Rispettarle è costoso, quindi è grande la tentazione di mandare i propri rifiuti altrove, magari in luoghi dove l’attenzione a a questi temi è meno forte.

Per non trasformare i paesi in via di sviluppo in discariche ci sono molteplici restrizioni: divieto di esportazione di rifiuti pericolosi da paesi dell’Ocse verso paesi fuori dal gruppo, divieto di esportazione per le discariche, ecc.

Pare che la Bulgaria sia una delle migliori destinazioni per eludere le norme europee: il paese fa parte dell’Ue, quindi le modalità di trasporto transfrontaliero non sono così complicate da gestire; teoricamente, la Bulgaria applica le stesse regole che valgono per gli altri paesi membri, ma con controlli meno efficaci. E questo permette a coloro che lucrano su queste attività di realizzare profitti interessanti: ricevono lo stesso prezzo a tonnellata di coloro che vogliono vendere i rifiuti, ma senza investire nelle tecnologie necessarie a rispettare le norme ambientali. È significativo che dal 2010 al 2017 l’importazione di rifiuti in Bulgaria sia aumentata di circa 5 volte. Inizialmente il paese balcanico era un tradizionale importatore di rottami metallici e vecchie batterie, ma dopo il 2013, sono aumentate le consegne da Italia e Regno Unito del cosiddetto carburante solido basato sui rifiuti (carburante derivato da rifiuti (Rdf) e carburante solido recuperato (Srf)). 

Partenza difficile

Nonostante ora si parli soprattutto delle centrali termoelettriche di Hristo Kovachki, l’idea di guadagnare grazie ai rifiuti esteri non è certo sua. Dal lato delle alte cariche nell’industria si dice che la strada è stata spianata da diverse società affiliate al nuovo amministratore delegato di Lukoil Bulgaria, Valentin Zlatev, che già nel 2014 aveva cominciato a contrattare per le importazioni di rifiuti dal Sud Italia.

Il tema è stato trattato anche dai media italiani, che hanno diffuso la notizia delle prime balle di rifiuti in uscita dal paese nel 2016, in viaggio verso la Bulgaria dopo che le autorità del paese avevano dato il via libera per 35mila tonnellate. Stando a quanto reso noto, un consorzio di aziende italiane, tra cui De.Fi.Am ed Ecobuilding, ha ottenuto un contratto da 14 milioni di euro con il comune di Giuliano per smaltire i suoi rifiuti in balle. 

Il comune ha firmato un contratto con l’azienda bulgara “Es Er Technologies (Es Er Te)” per spedire le balle da Napoli a Burgas, da dove i rifiuti dovrebbero essere spediti nel sito per il trattamento della società presso la discarica nel villaggio di Bratovo, nel distretto di Burgas. Ma non è del tutto chiaro dove venga poi portata la spazzatura.

Secondo le fonti il piano è di smaltirli tramite incenerimento principalmente nel cementificio “Devnya Cement” e nella centrale termoelettrica di Kovachki a Sliven e Ruse. Tuttavia, a un certo punto, il cementificio ha smesso di accettare i rifiuti, che sono diventati Rdf secondo i documenti. Nei fatti, però, si tratta di spazzatura parzialmente separata e non ha subito alcun trattamento speciale che richieda l’asciugatura. Nemmeno con Kovachki è stato raggiunto un accordo, ma all’interno del settore si sospetta che sia stato quello il periodo nel quale Kovachki si è reso conto della possibilità di guadagno, iniziando così a importare spazzatura, mentre Zlatev rinunciava a questa attività.

Il destino delle ecoballe di rifiuti italiani di Zlatev non è completamente chiaro: secondo la stampa italiana, il contratto con la Bulgaria viene sciolto e il flusso dei rifiuti si sposta verso il Portogallo, dove si ottengono le necessarie approvazioni previste dalla legge. In ogni caso, il conflitto di “De.Fi.Am” con “Es Er Technologies” si riscontra anche nei conti della società bulgara: secondo quest’ultima, nel 2017 la società italiana ha presentato una denuncia in Italia per gli impegni non rispettati e danni alla reputazione. I crediti ammontano a 1,18 milioni di euro. Il caso è stato chiuso nel 2018, dato che i contratti tra le due società menzionate contenevano una clausola di arbitrato in caso di controversie in Bulgaria. Di conseguenza, “Es Er Technologies” sta presentando il caso contro De.fi.Am al Tribunale arbitrale di Sofia, sostenendo a sua volta che vanta crediti per 494mila euro, con interessi per 29mila euro.

In tutto questo dove si colloca Zlatev? 

La società “Es Er Technologies” è stata fondata sotto il nome “Vi Ey Pi” nel 2012. Le relazioni con Valentin Zlatev sono emerse intorno al 2014, quando Asen Naydenov, membro della direzione della società cipriota “Agriway Holdings Limited”, aveva acquisito il 30 per cento del capitale. Nel frattempo, Zlatev si dichiara ufficialmente proprietario di un’attività alberghiera. Gli altri partner nella società “Es Er Technologies” sono la società “Vi Pi Commodity Trading” di Julian Prodanov (la partecipazione era in precedenza posseduta dal fratello Vasil) e il cittadino greco Konstantinos Sukos.

Nel 2018, la sede della società è stata trasferita al 67A Sofia ulitsa/strada “Postoyanstvo”, ovvero la sede legale di tutte le società di proprietà dell’affarista Zlatev come “Agrohold” e “Terra tour service”.

Poco dopo l’arrivo di Asen Naydenov, le attività della “Es Er Technologies” sono migliorate notevolmente: nel 2015 la società ha vinto un appalto pubblico, “Testing of innovative technologies for treatment and utilisation of municipal waste in different modes of operations” (La sperimentazione di tecnologie innovative per il trattamento e l’utilizzo di rifiuti urbani in diversi tipi di operazioni) del comune di Burgas per 14,55 milioni di lev bulgari (circa 7 milioni di euro). L’investimento prevedeva la costruzione di un sito in grado di gestire 180mila tonnellate di rifiuti, ma la struttura si è rivelata un totale fallimento e non funziona come previsto.

Tuttavia, attraverso questo contratto la società “Es Er Technologies” acquista un terreno per l’uso nella discarica di Bratovo. Negli anni a seguire, la società ha inoltre ottenuto contratti della durata di 5 anni in consorzio con altre imprese per un operatore di discarica a Stara Zagora e a Pazardzhik. 

Secondo il rapporto della “Es Er Technologies” per il 2018 si prevedeva l’installazione di un sistema mobile italiano per il pretrattamento di rifiuti solidi urbani con una capacità fino a 200mila tonnellate a Stara Zagora. La società è inoltre partner del Ministero bulgaro dell’ambiente e dell’acqua nel contesto del programma della Commissione europea “LIFE – BULRECE”. Nell’ambito del progetto, la società dovrà applicare un “metodo innovativo di riduzione delle discariche” in un’area di 335.516 metri quadrati (le vecchie discariche saranno soggette a ricoltivazione).

Legami interessanti

In parallelo con le conquiste del 2014 per la “Es Er Technologies”, avvengono cambiamenti in un’altra società affiliata, “Vi Pi Ecosolutions”. Fondata nel 2013, originariamente era di esclusiva proprietà della società “Vi Pi commodity trading” e il suo manager era Nikola Nitov, ex sindaco del comune di Pravets (2009 – 2012) e capo della struttura locale del Gerb (il partito politico al potere in Bulgaria). 

Nel 2014, lo stesso Nitov ha acquisito il 60 per cento del capitale e, un anno più tardi, lo ha trasferito a Asen Naydenov. “Vi Pi EcoSolutions” si è fatta conoscere come la società che, per 15 milioni di lev bulgari, deve rimuovere il pericoloso tricloroetano dal sito dell’impianto “Polimeri” in bancarotta, vicino alla città di Devnya. La redazione del nostro giornale, Capital, ha tentato di contattare Pétja Tomova, l’amministratrice delegata della “Vi Pi Ecology Solution”. Nonostante le telefonate al cellulare specificato per la comunicazione, Tomova non ha mai risposto. 

Alla direzione di queste imprese si trovano alcuni nomi interessanti.

Anton Pavlov, che fino al 2014 era il Chief Power Engineer di “Lukoil Bulgaria”, è ora il direttore della società “Es Er Technologies” e di una delle controllate di “Vi Pi EcoSolutions”. Pavlov è poi diventato viceministro dell’energia nel secondo governo di Boyko Borisov e membro del consiglio di amministrazione della Beh (Holding dell’energia bulgara). Alla fine dell’ottobre 2015, è stato licenziato e, poco dopo, nel 2016, ha rilevato la suddetta società di gestione dei rifiuti.

Prima di lui nel 2014, per un breve periodo, il manager della società “Es Er Technologies” è stata Krasimir Zhivkov, già sindaco della città di Pravets (2003 – 2009). Dal 2009 al 2013 Zhivkov è stato anche Governatore della regione di Sofia, e ha poi lasciato la società alla fine del 2014 per diventare vice ministro dell’ambiente e delle acque, carica che ricopre tutt’ora

Nuovi fornitori

Dalle risposte fornite dall’ente “Riscaldamento urbano – Sliven” di Hristo Kovachki a Capital, è chiaro che lo stabilimento riceve Rdf dall’Italia attraverso la società EcoExport Srl. È la stessa società citata in un articolo apparso sul giornale “Bivol” alla fine di agosto come fornitore di rifiuti per la centrale termoelettrica “Bobov Dol”, sempre di proprietà di Kovachki. L’informazione è stata successivamente confermata dall’impianto stesso in una lettera indirizzata a una testata online, la quale ha reso noto che l’ultima consegna via mare risaliva a giugno 2019 e l’autorizzazione dal Mosb è arrivata nel marzo di quell’anno. Probabilmente la stessa società fornisce rifiuti ad altri impianti di Kovachki. 

EcoExport Srl è gestita dall’italiano Sergio Gotz, affiliato a un’altra società, Eco Valsabbia. Il nome di quest’ultima è contenuto in una relazione della commissione del Parlamento del Land di Sassonia, che esamina gli abusi nell’importazione di rifiuti dall’Italia attraverso documenti falsificati che nascondono il loro vero contenuto.

Un’altra società coinvolta nell’importazione di rifiuti è Ludon Trans. La società è di proprietà di Nelly Mladjova, la figlia di Nikolay Mladjov, che possiede Zet & Em private Co., e che l’estate scorsa ha ricevuto personalmente dal Primo Ministro Boyko Borisov il Gran Premio della Confederazione dei datori di lavoro e degli industriali in Bulgaria (Crib) per la qualità delle ecoballe. La società ha riferito a Capital che si trattava principalmente importazioni di Rdf dal Regno Unito per gli impianti per cemento. Ludon Trans si occupa solamente del trasporto via mare e predispone i documenti di accompagnamento per la spazzatura, ma non dispone di proprie installazioni nel paese, spiegando che le importazioni di rifiuti sono visivamente diverse da quello che si vede in molte foto sui siti delle centrali relative a Kovachki.

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