La “Fortezza Europa” costa, e tanto. Un rapporto di Corporate Europe Observatory svela i rapporti di Frontex con le industrie, decisamente più lucrative rispetto ai diritti umani e la cui influenza ha plasmato l’approccio dell’agenzia europea.
L’ultimo rapporto dell’ILO indica che i lavoratori migranti hanno contatti più precari e guadagnano in media quasi il 13% in meno rispetto ai lavoratori nazionali, a parità di impiego. Questo divario si sta allargando, ed è particolarmente ampio nel caso delle lavoratrici migranti.
Con l’attenzione focalizzata sulla pandemia, rifugiati e migranti senza documenti sono scomparsi dai radar. Ma l’emergenza che li ha cancellati dall’agenda politica li ha colpiti in modo sproporzionato: minore, se non inesistente, accesso alle cure e alle protezioni, rallentamenti delle procedure di richiesta di asilo. L’analisi di Emanuela Barbiroglio, basata sui dati di un’inchiesta dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Secondo una recente ricerca i lavoratori extra-europei hanno svolto un ruolo centrale in settori essenziali dell’economia europea, compreso il settore medico-sanitario. Ciononostante il loro ruolo non è riconosciuto, così come la maggiore precarizzazione e la più alta esposizione al virus che questo comporta.
Nonostante il Kosovo sia ancora sulla "lista nera" di Schengen, molti suoi cittadini sognano di un futuro all'estero. Per le categorie professionali più qualificate, come i medici, si può già parlare di fuga di cervelli.
Ogni anno, quasi 100.000 europei fanno domanda d’asilo nei paesi UE, e il numero di richieste accolte tende ad aumentare. Eppure questo fenomeno rimane ai margini del dibattito sul diritto d’asilo – e di quello sull’allargamento.
Meno nascite, allungamento della vita media, emigrazione. Sono alcuni degli ingredienti che aumentano la carenza di forza lavoro locale, ormai una problematica di rilievo in molti paesi dell’Europa orientale.
Aumenta il numero dei lavoratori che dai Balcani occidentali si spostano ad est in cerca di una vita migliore. Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia i paesi preferiti
Lo scorso anno i conservatori sono tornai al potere in Grecia. Il loro approccio verso l’immigrazione prevede molti più controlli e vincoli per i richiedenti asilo: il governo sostiene che così il sistema diventerà più efficiente, ma alcune organizzazioni sono scettiche.
Rispetto al 2015, il numero di domande di asilo nei paesi dell'UE è dimezzato. L'Europa è ben lungi dall'essere il primo luogo dove i migranti vogliono andare: l'80% dei 71 milioni di sfollati nel mondo è ospitato nei paesi nel Sud.