Allarme sull’inquinamento dell’aria in Europa

Secondo un rapporto pubblicato il 30 gennaio scorso tra gli 8 paesi Ue analizzati, sette “non hanno efficacemente implementato” una direttiva che risale a 10 anni fa sulle norme per la qualità dell’aria.

Pubblicato il: Febbraio 15th, 2019
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Allarme sull’inquinamento dell’aria in Europa

Secondo un rapporto pubblicato il 30 gennaio scorso tra gli 8 paesi Ue analizzati, sette “non hanno efficacemente implementato” una direttiva che risale a 10 anni fa sulle norme per la qualità dell’aria.

Photo: Friends of Earth/Flickr

Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi “non hanno lavorato a sufficienza  per migliorare la qualità dell’aria”, spiega un rapporto pubblicato lo scorso 30 gennaio. Si tratta di un lavoro congiunto realizzato dalla Corte dei conti europea, 14 uffici di revisione nazionali e l’ufficio israeliano per la revisione. Nel rapporto si prendono in considerazione anche paesi extra-Ue: Albania, Georgia, Israele, Kosovo, Macedonia, Moldavia e Svizzera.

”I governi dei paesi analizzati non hanno dato sufficiente importanza al problema dell’inquinamento dell’aria e alle relative conseguenze per la salute dell’uomo”, spiega il rapporto. L’Estonia è stato l’unico paese membro Ue analizzato a non aver violato le norme comunitarie sull’inquinamento atmosferico. Il rapporto continua sostenendo che ”nonostante la situazione sia migliorata e la qualità dell’aria stia beneficiando dei tagli alle emissioni, gli stati membri dell’Unione presi in considerazione in quest’analisi (tranne l’Estonia) non rispettano ancora i parametri di qualità dell’aria dell’Ue”.

La Corte dei conti europea, in precedenza, aveva definito l’inquinamento dell’aria come “il più grande rischio ambientale per la salute dei cittadini comunitari”, mentre l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) lo scorso anno aveva spiegato che nel 2015 circa 391mila persone nell’Unione europea sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento dell’aria, tanto che il direttore dell’Agenzia Hans Bruyninckx ha definito l’inquinamento atmosferico “un assassino invisibile”.

Nonostante i progressi registrati i paesi Ue hanno un ritardo di anni rispetto all’obiettivo di depurare l’aria. La Commissione europea ha il compito di accertarsi che i singoli governi attuino quanto promesso a livello comunitario nella Direttiva sulla qualità aria-ambiente, adottata nel maggio del 2008.

L’unico strumento legale nelle mani della Commissione è la cosiddetta “procedura d’infrazione ”, ovvero una serie di avvertimenti che iniziano con l’invio di lettere e culminano con il deferimento del paese all’Alta Corte di Giustizia Ue in Lussemburgo. Seguendo questa procedura lo scorso maggio la Commissione ha inviato 6 stati europei di fronte alla Corte europea di giustizia.

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Oltre a seguire le iniziative della Commissione Europea sull’inquinamento atmosferico, abbiamo prodotto una serie di articoli sul Dieselgate e l’impatto delle emissioni delle auto sulla salute delle persone, nonché alcune analisi sulla crescita della mobilità sostenibile in Europa. Un pezzo in particolare è dedicato alla relazione dell’AEA 2018 sulla qualità dell’aria in Europa.

In ogni caso, dei 7 paesi Ue analizzati, per i quali il rapporto ha stabilito che i singoli governi nazionali non hanno messo in pratica politiche sufficienti, soltanto Ungheria e Romania sono state incluse tra i 6 paesi portati di fronte alla Corte; gli altri 4 paesi interpellati erano Germania, Francia, Regno Unito e Italia.

Anche Slovacchia, Repubblica Ceca e Spagna, rimproverate nel rapporto sull’analisi, sono state risparmiate dal deferimento nel maggio 2018. Per quale motivo? Il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, ha fatto sapere che questi  3 paesi avevano annunciato misure per il miglioramento della qualità dell’aria “entro un periodo ragionevolmente breve”. Secondo la maggior istituzione di controllo slovacca, citata nel rapporto, “manca [in Slovacchia] una strategia di ampio respiro per la protezione dell’aria e non esiste un programma nazionale di riduzione delle emissioni”. Il ministro dell’ambiente di Bratislava, sempre dal rapporto in questione, fa sapere che il il paese sta “preparando una nuova strategia in tema di protezione dell’aria che dovrebbe essere adottato nel 2019”.

Riguardo alla Spagna, il rapporto sottolinea che, anche se Madrid ha approvato un Piano di protezione dell’atmosfera e della qualità dell’aria a livello nazionale, “soltanto alcune delle misure sono state implementate”. L’ufficio di controllo spagnolo, infatti, ha dichiarato che il 62 per cento dei provvedimenti è stato implementato solo parzialmente o non è ancora stato attuato. Il rapporto ricorda anche che ci sono molti esempi di miglioramento in tutta Europa. Ma non è sufficiente.

Lettere

I risultati dell’audit sollevano dubbi sull’efficacia stessa della procedura d’infrazione della Commissione nel costringere gli Stati membri a rispettare le norme Ue sull’inquinamento atmosferico. Lo scorso novembre la Commissione ha inviato a Repubblica Ceca e Bulgaria le cosiddette lettere di costituzione in mora, invitando i due paesi “ad armonizzare la legislazione nazionale rispetto alla Direttiva sulla Qualità dell’Aria”; una lettera dello stesso genere è stata recapitata al governo belga.

Sempre in novembre, la Commissione ha ricordato alla Bulgaria che la Corte di Giustizia dell’Ue ha già deliberato contro il paese nel 2017 per la mancata applicazione delle norme sull’inquinamento atmosferico: il paese è stato quindi minacciato di essere rinviato, cosa che potrebbe portare a sanzioni pecuniarie. Sono passati otto mesi da quando il commissario UE Vella ha detto alla stampa che la qualità dell’aria della Bulgaria è migliorata dopo la sentenza del tribunale. All’inizio di gennaio 2019 la Commissione ha inviato a Francia, Grecia e Svezia lettere di costituzione in mora per combattere l’inquinamento atmosferico.

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