Senza quote Ue, il settore dello zucchero lotta contro l’abbassamento dei prezzi

Le prospettive per i produttori di zucchero in Europa non sono delle più floride, come sostiene la direttrice generale dell’Associazione europea dei produttori di zucchero (Cefs).

Pubblicato il: Settembre 29th, 2018
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Senza quote Ue, il settore dello zucchero lotta contro l’abbassamento dei prezzi

Le prospettive per i produttori di zucchero in Europa non sono delle più floride, come sostiene la direttrice generale dell’Associazione europea dei produttori di zucchero (Cefs).

Le prospettive del settore industriale che si occupa della produzione di zucchero in Europa non sono delle più floride. Lo dice la direttrice generale dell’Associazione europea dei produttori di zucchero (Cefs). “Questo è un periodo molto difficile, caratterizzato da tante incertezze”, ha commentato Marie-Christine Ribera in un’intervista rilasciata a EUobserver. La maggior preoccupazione di questa lobby con sede a Bruxelles, ma condivisa dall’intero settore, è il prezzo dello zucchero sul mercato, che si è abbassato a un livello senza precedenti. “Sta continuando a crollare, e non si ferma”, spiega Ribera.

Secondo i più recenti dati diffusi dalla Commissione europea (relativi a luglio), il prezzo medio dello zucchero raffinato nell’Ue è 346 euro a tonnellata. Nel confronto con l’anno precedente, quando il prezzo era 501 euro a tonnellata, si evidenzia un calo del 30,9 per cento. Da dicembre 2017 il prezzo medio è sceso al di sotto del prezzo di riferimento Ue, fissato a 404 euro a tonnellata. Va specificato che questo riferimento viene usato solamente come guida e non ha più “alcun significato pratico”, dice Josh Gartland, consulente per gli affari commerciali, economici e sociali al Cefs.

“Il calo del prezzo deriva in parte dalla sovrapproduzione globale, ma anche dall’abolizione dei limiti di produzione nell’Unione europea”, ha spiegato la Commissione europea nelle sue prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell’UE , pubblicate la scorsa estate. Il 1° ottobre è trascorso un anno dall’abolizione delle quote zucchero nell’Ue, in vigore nell’ambito della politica agricola comunitaria sin dal 1968.

“Sono convinto che, con l’eliminazione delle quote zucchero, l’industria si stia riposizionando per beneficiare delle opportunità derivanti dalla fine delle quote”, ha affermato l’anno scorso il commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan. Ma un anno dopo, il portavoce dei produttori di zucchero (Cefs) non è così ottimista. “Attualmente non stiamo rilevando benefici”, ha dichiarato Ribera.

Una ragione del calo del prezzo dello zucchero nell’Ue è la diminuzione del prezzo di mercato a livello mondiale, a sua volta determinata da una sovrapproduzione di zucchero. “Se il mercato globale è imprevedibile – e sappiamo che il nostro lo è rispetto ad altri beni – di conseguenza sappiamo che, almeno sulla carta, importeremo imprevedibilità. Questo è ciò che sta avvenendo”, spiega Ribera, aggiungendo che la ragione per l’attuale crollo dei prezzi è semplice: “Troppo zucchero.”

L’imprevedibilità era attesa, ma l’impatto è stato molto più duro del previsto, spiega Gartland: “La Commissione si aspettava un calo a circa 400 euro. Ora vediamo che il prezzo si è attestato a 346 euro, quindi ben al di sotto anche di quanto stimava la Commissione.” Il calo dei prezzi ha colpito tutta l’Europa, che viene divisa in tre regioni nel rapporto dell’Osservatorio del mercato dello zucchero .

Una delle origini della sovrapproduzione, secondo Gartland e Ribera, è l’India. “Hanno aumentato [da] 22 milioni [di tonnellate] prodotte nel 2016-17 a circa 35 milioni nel 2017-18”, spiega Gartland, mentre Ribera incalza: “Si tratta di un aumento enorme”. La produzione saccarifera nell’Ue per la stagione 2017-2018 era fissata a 21,1 milioni di tonnellate, secondo la Commissione europea, che spiegava che “alcune stabilizzazioni dei prezzi globali possono essere attese, dato che l’India ha risposto ai prezzi bassi accumulando riserve di zucchero, mentre Thailandia e Brasile stanno utilizzando sempre più canne da zucchero per la produzione di etanolo”.

In ogni caso, la Confederazione internazionale dei bieticoltori europei (Cibe) rimane preoccupata: “Dopo aver fatto il punto su questa difficile situazione, i coltivatori europei invocano azioni urgenti e chiedono che cessi la politica attendista delle istituzione europee”, ha dichiarato il Cibe in una nota a metà settembre. Il drastico calo dei prezzi riporta alla memoria l’abolizione nel 2015 delle quote Ue per la produzione di latte.

Anche i produttori caseari hanno dovuto affrontare un calo dei guadagni, che li ha portati a manifestare nelle strade di Bruxelles. Le loro proteste sono valse un pacchetto di aiuti da 500 milioni di euro. Il settore zuccheriero si è fatto invece sentire molto meno riguardo alle proprie difficoltà. Secondo Gartland, questo è dovuto in parte alla diversa natura del settore: “Per quanto riguarda i produttori caseari, spesso la loro intera esistenza può dipendere dalle mucche. Se il prezzo del latte scende troppo, possono andare in bancarotta e perdere tutto. Invece i coltivatori di barbabietole di zucchero coltivano anche altro. La barbabietola è una coltura a rotazione”, fa notare Gartland. “Anche se il calo dei prezzi dello zucchero colpisce i loro guadagni, non è automatico che vadano in rovina”.

Prima l’autoregolamentazione

Non ci sono segni che indichino che la Commissione abbia intenzione di intervenire. In agosto, il commissario Ue all’agricoltura Phil Hogan ha risposto a un europarlamentare preoccupato per il prezzo basso dello zucchero che la situazione non era totalmente inaspettata. “In questa prima fase della transizione a un contesto post-quote, la Commissione non ritiene adeguato adottare alcuna misura sul mercato”, ha scritto Hogan, aggiungendo: “Qualsiasi intervento a questo punto darebbe un segnale sbagliato al settore e indebolirebbe fortemente gli incentivi all’autoregolazione”.

Ribera ha dichiarato che i membri dell’Associazione stanno “cercando di capire come discutere la cosa” senza violare la legge europea sull’antitrust, poiché, come fa notare, “non possiamo discutere tra concorrenti del come controllare la produzione”.

Preoccupazioni sulla salute

Un altro problema che si prospetta per il settore saccarifero in Europa è che gli europei stanno cominciando a consumare meno zucchero, per rimpiazzarlo con altri edulcoranti. “Ad esempio, i consumatori sono sempre più preoccupati riguardo al contenuto dello zucchero, dato l’alto tasso di obesità nei paesi sviluppati e i problemi di salute che ciò può comportare, come diabete, patologie cardiache e cancro”, ha detto la Commissione nel suo rapporto sulle prospettive per l’agricoltura nel 2017-2030.

La Commissione entro il 2030 si aspetta una riduzione del 5 per cento del consumo totale di zucchero nell’Ue. Ci si attende anche una crescita del consumo in particolare in India, Cina e Pakistan, ma questi mercati sono troppo lontani perché i produttori dell’Unione vi possano competere. Secondo Marie-Christine Ribera è “molto difficile prevedere” cosa succederà nei prossimi anni: “La Commissione prova a fare previsioni, ma alla fine si sbaglia, regolarmente”.

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