Salario minimo: un’Europa a due velocità

Il dibattito sul salario minimo in Europa non può non prendere in considerazione le differenze, spesso consistenti, tra i diversi Paesi Ue.

Pubblicato il: Marzo 4th, 2018
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Salario minimo: un’Europa a due velocità

Il dibattito sul salario minimo in Europa non può non prendere in considerazione le differenze, spesso consistenti, tra i diversi Paesi Ue.

Nel settembre del 2017 al Parlamento europeo si è tenuto un animato dibattito a proposito della necessità di un salario minimo europeo per l’insieme dei paesi dell’Unione. La misura è già oggetto di controversie tra le imprese, i sindacati e il mondo politico. La Confederazione dei Sindacati europei (European Trade Union Confederation, ETUC), per esempio, ha lanciato una campagna nel febbraio del 2017 per aumentare il salario minimo su scala europea attraverso la creazione di un salario minimo calcolato sul 60 per cento del salario medio in Europa, attraverso una risoluzione sul dumping sociale.  

La commissaria europea per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, Marianne Thyssen, ha proposto che tutti i paesi dell’Unione stabiliscano un salario minimo proprio, piuttosto che imporne uno per tutto il territorio dell’Ue (attualmente Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Austria e Svezia non hanno ancora un salario minimo).

Al di là della sfera strettamente politica, un dato è evidente: la ripresa economica sta producendo un aumento costante del salario minimo nei paesi dell’Unione. Uno studio, condotto da Eurofound, mostra che lo stipendio medio dei dipendenti è aumentato negli ultimi anni parallelamente all’uscita graduale dalla crisi economica.

I paesi dell’Unione che mostrano un aumento maggiore degli stipendi medi si trovano nell’Europa orientale, dove i salari minimi sono in genere più bassi che negli altri paesi dell’Unione, e spesso inferiori a 500 euro mensili. In Bulgaria e Romania, per esempio, sono in vigore salari minimi più bassi rispetto alla media Ue: 235 euro e 322 euro rispettivamente. Sono anche i paesi che hanno visto un aumento più importante del salario minimo, che nel caso della Romania arriva al 38 per cento nell’ultimo anno.

Ciononostante continuano ad esserci grandi differenze tra gli stati membri dell’Ue, e la maggioranza dei nuovi stati membri ha livelli di salario minimo considerevolmente più bassi (in generale, meno di 500 euro al mese) dell’Ue a 15. Al contrario, nella maggior parte dei paesi dell’Ue a 15, il salario minimo supera i 1.000 euro mensili. Il più alto si registra in Lussemburgo (1.999 euro al mese), 8,5 volte più alto di quello bulgaro. All’interno di questo gruppo il paese dove il salario minimo è aumentato di più nell’ultimo anno è la Spagna, dove l’aumento ha toccato l’8 per cento.

Gli aumenti reali del salario minimo

Se si prende in considerazione un periodo più lungo, le variazioni del salario minimo legale devono tener contro del cambiamento del livello dei prezzi. Tra il 2010 e il 2017 Bulgaria, Romania, Ungheria e Estonia sono stati i paesi dove il salario minimo è aumentato nel modo più consistente: dal 23 per cento in Estonia fino all’84 per cento in Bulgaria.

Tuttavia i tassi reali sono molto più bassi di quelli nominali. Nell’Ue a 15 è il Lussemburgo il Paese nel quale si è registrato un maggiore aumento in termini reali (quasi il 5 per cento). In quattro Paesi, al contrario, il salario minimo è addirittura diminuito in termini reali: si tratta di Paesi Bassi (-0,75 per cento), Malta (-1,4 per cento), Belgio (-4,3 per cento) e Grecia (-24 per cento).

In generale il salario minimo in termini reali sta aumentando più lentamente nell’Europa a quindici rispetto ai nuovi stati membri, suggerendo una convergenza tra i due gruppi sul medio periodo.

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